Il suo ultimo concerto data di quasi 55 anni fa. Lo tenne, a Bruxelles dov’era nato nel 1929, il 15 novembre del 1966, ma ancora oggi la voce e le canzoni di Jacques Brel rappresentano, con Georges Brassens e Léo Ferré, uno dei vertici della musica francese del dopoguerra. Allora fu il maestro dei suoi colleghi in tutto il mondo, e influentissimo sulla leva dei cantautori italiani degli anni Sessanta.
Brel è sepolto in Polinesia, dove aveva trascorso i suoi ultimi anni prima di morire di cancro ai polmoni il 9 ottobre 1978. Ma a Bruxelles c’è tutt’ora una stazione del metrò che porta il suo nome e la fondazione a lui dedicata è visitata ogni anno da fan di tutte le età che nei testi delle sue canzoni d’amore ricercano il suo ardore e la sua passionalità ma anche l’ironia e quella sua filosofia spicciola ma folgorante.
A capo della fondazione Brel c’è la secondogenita del cantautore, France, tutt’ora impegnata a promuoverne il lascito che “Laser” ha incontrato per parlare degli ultimi progetti, quelli appena pubblicati, un cofanetto che ripropone restaurati due tra i più celebri concerti del cantautore belga e un’intervista ritratto registrata 50 anni, e quelli imminenti.
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