Sono alcuni mesi che Enzo Bianchi si è trasferito insieme ad altri “fuoriusciti” dalla Comunità di Bose in un casolare in aperta campagna ad Albiano d’Ivrea, “Casa della Madia”, dove il monaco di origini piemontesi ha fondato una nuova fraternità in cui condividere stabilmente la vita, il lavoro e la preghiera comune.
Le giornate sono scandite da ritmi “certosini”, la cura di un grande orto, le mansioni casalinghe organizzate in turni, l’accoglienza delle persone cercano ad Albiano sostegno spirituale o anche semplicemente un luogo in cu rigenerare corpo e spirito, la lectio divina ovvero la lettura e la meditazione silenziosa dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Dopo mesi non facili, Bianchi è tornato anche alla scrittura, dando alle stampe un nuovo lavoro per Einaudi intitolato Fraternità che presenta in una lunga intervista alla RSI. Elemento più trascurato dei tre coniati dalla rivoluzione francese, la fraternità è per Francesco - che del volume firma la prefazione - «resistenza alla crudeltà del mondo». Perché, dice, «da quando c’è l’umanità Polemos, il demone della guerra, è presente e si manifesta nella rivalità che giunge alla negazione, all’uccisione dell’altro come rivela il fratricidio di Abele da parte di Caino».
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