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L'assordante silenzio dell’indifferenza

di Romano Giuffrida

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  • 07.06.2018
  • 25 min
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Elie Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986, affermò: l’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza; l’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza; l’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza.

Oggi, Ventunesimo secolo, non è forse proprio l’indifferenza il sentimento più comune?

La nostra quotidianità è avvilita costantemente da innumerevoli tragedie che affliggono l’umanità in ogni angolo del Pianeta: guerre, fame, carestie, terrorismo, povertà, disastri naturali mettono a repentaglio, minuto dopo minuto, l’esistenza di centinaia di migliaia di esseri umani. Uomini, donne, bambini, anziani vivono infatti costantemente su quel crinale fragile che divide la vita dalla morte.

Li crediamo lontani, anche se magari camminiamo al loro fianco nelle nostre moderne e tecnologiche città. Li crediamo “altri”, distanti dalla nostra vita, meritevoli, tutt’al più di un’elemosina, sia di moneta che di pensiero. Indaffarati, come siamo, a ritagliarci piccole o grandi scaglie di benessere sotto forma di merci, viviamo nella più o meno dichiarata indifferenza per il mondo e per i nostri simili. Non tutti, naturalmente, ma è la maggioranza “che sta”, come indicava poeticamente Fabrizio De André, a definire, tra smartphone, social e trash-tv, i sentimenti dello spirito del tempo attuale.

Cosa è successo in questi ultimi decenni? Come mai dalle piazze che fino a trenta – quarant’anni fa si riempivano, di qua e al di là dell’Oceano, contro le guerre, per i diritti civili universali o per la salvaguardia dell’ecosistema siamo arrivati a questo silenzio assordante, interrotto solo dalla virtualità del falso rumore dei media e dei social network?

Adriano Zamperini, docente di psicologia sociale all’Università di Padova e autore di numerosi saggi sul tema dell’indifferenza e Laura Boella, docente di filosofia morale all’Università di Milano (nonché autrice di numerosi studi sul concetto di “empatia”), preceduti da brevi riflessioni su questi temi dello scrittore e giornalista Corrado Stajano e di Francesca, giovane ventiseienne milanese, provano a rispondere a questi interrogativi sul nostro presente e sul nostro prossimo futuro.

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