
Nino Benvenuti: la responsabilità di essere un campione
Laser 06.01.2012, 01:00
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“Il campione non si distingue per i titoli che ha conquistato, ma per gli uomini che ha incontrato.” Ci ha detto Nino Benvenuti durante l’intervista che sentirete e che, la dice lunga su chi sia davvero questo pugile nato a Isola d’Istria il 26 aprile del 1938, quando era ancora italiana. Famosissimo tra gli anni ’60-’70, disputò 90 incontri di cui 82 vinti per K.O. e fece sognare l’Italia intera: Oro agli Europei di Praga nel 1957, Oro agli Europei di Lucerna nel 1959; Oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960, sono solo alcuni dei premi del suo lungo palmarès. Come ci racconta Nino Benvenuti, la sua, è la storia di una passione che lo portò a vincere al Madison Square Garden e poi sui ring di mezzo mondo. Ha conosciuto pugili mitici come Primo Carnera, Tiberio Mitri, Mohammed Alì, Jake La Motta, ha avuto avversari fortissimi come Emile Griffith, Marcel Cerdàn, Gaspar Ortega, Denny Moyer, Sandro Mazzinghi, Carlos Monzòn e tanti altri, ma ciò che affascina di lui è la sua grande umanità, la consapevolezza che ha sempre avuto, che il ring non è l’ultima sfida, la vera antagonista li attende fuori dai Palazzetti dello Sport, è la vita con la quale più di un campione si è battuto e ha perso. Primo Carnera, diventato leggendario nella sconfitta, trovò in Nino Benvenuti un amico solerte. Emile Griffith grande pugile e suo avversario per 45 round, malato e in gravi difficoltà, ha fatto ricorso al suo amico Nino. E fu sempre lui ad andare in aiuto di Carlos Monzòn negli anni novanta, quando il pugile argentino che lo aveva sconfitto nel 1971, era in carcere per aver ucciso la moglie durante una lite. Quando si parla con Nino Benvenuti la parola che non si sente mai pronunciare è: paura, quella che ricorre di più: responsabilità. Responsabilità verso i genitori, verso se stessi, ma anche verso quegli uomini con i quali ha incrociato i guantoni, perché essere campione è una dura conquista, ma quando lo si diventa è una responsabilità alla quale non ci si deve sottrarre. Tutto il resto si può trovare nell’autobiografia che lui stesso ha scritto.
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