Peter Brook è forse il più grande fra i grandi della scena teatrale -e non solo- del Novecento. Inglese d'origine lettone, laureato ad Oxford, poi naturalizzato francese, ha lasciato un ricordo indelebile con alcuni allestimenti di opere di Shakespeare, da "Tito Andronico", ad "Amleto", che nel corso della sua carriera affronta più volte, a "Sogno di una notte di mezza estate a Re Lear". A poco più di vent'anni mette in scena opere liriche, in quanto direttore artistico del Royal Opera House Covent Garden. Dal 1970 si trasferisce a Parigi dove scopre e restaura un vecchio teatro che poi dirigerà per alcuni decenni: il Théâtre des Bouffes du Nord, presso il quale fonda il suo Centro Internazionale di Ricerca Teatrale. Fondamentale per lui e per la sua visione del teatro l'incontro con Grotowski e con il mondo orientale. Si dedica con successo anche al cinema: basti pensare al suo celebre “Marat/Sade” (1967) con una giovane Glenda Jackson, o a "La tragedia di Carmen" (1983). A 93 anni, continua a lavorare. Di recente il Teatro Dimitri di Verscio ha ospitato la sua più recente creazione, lo spettacolo "The Prisoner", con il quale Peter Brook vuole toccare da vicino nel profondo lo spettatore, raccontandogli una storia che sa nel contempo di tragedia greca e vita quotidiana. In quell'occasione è stato possibile avere con lui una lunga conversazione telefonica.
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