Peanuts
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Quei Peanuts che tutti siamo

di Letizia Bolzani

  • Keystone
  • 12.10.2022
  • 26 min
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Avrebbe compiuto cent’anni Charles Monroe Schulz, il creatore dei mitici Peanuts, il fumetto più famoso al mondo, amato da giovani e vecchi, forse perché, a qualunque età uno lo legga, ci trova dentro qualcosa di sé. Una “versione della condizione umana”, lo definì, nell’introduzione alla prima raccolta pubblicata in italiano, all’inizio degli anni Sessanta, Umberto Eco. In questi bambini (e animali) malinconici e graffianti ci sono le fragilità e le idiosincrasie di ognuno di noi, e l’umorismo poetico con cui vengono espresse rende le loro riflessioni sempre attuali. Nate nel 1950 sui giornali americani, le strisce dei Peanuts (in inglese “noccioline”, ma anche “sciocchezzuole”, “cose di poco conto”) erano l’evoluzione di quelle che originariamente Charles M. Schulz aveva intitolato “Li’l Folks” (“personcine”, “tipetti”): questi titoli umilmente attenuativi avrebbero invece definito un fumetto il cui successo fu subito enorme. Schulz disegnò le sue strisce ininterrottamente per 50 anni, fino alla sua morte, nel 2000.

In occasione del centenario della nascita, gli rendiamo omaggio con il contributo di due esperti: Marco Pellitteri, sociologo dei media e dei processi culturali, professore di media e comunicazione nella facoltà di scienze umane e sociali della Xi’an Jiaotong-Liverpool University di Suzhou, Cina, e direttore scientifico della casa editrice Tunué, per la quale ha curato l’edizione italiana del ponderoso saggio di David Michaelis, “Schulz e i Peanuts. La vita e l’arte del creatore di Snoopy, Charlie Brown & co”. (company). E Elena Massi, specialista di fumetto e dottore di ricerca all’Università di Bologna, autrice del saggio “Era una notte buia e tempestosa. Società, valori e cultura nei Peanuts, edito da Alter Ego.

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