
Sorvegliare e punire: l’eredità di Michel Foucault nella cultura contemporanea
Laser 24.03.2010, 01:00
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Trentacinque anni orsono, nel 1975, usciva da Gallimard il volume di Michel Foucault Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, proposto da Einaudi in italiano un anno dopo. L’ anniversario ci offre lo spunto per ricordare l’eredità del pensiero del grande intellettuale francese in particolare nell’ambito degli studi sull’evoluzione storica delle cosiddette “istituzioni totali”: ospedali, manicomi, carceri. Il progetto di fondazione di un nuovo esercizio del potere che sostituisca la pubblicità clamorosa con un più discreto ma più continuo ed efficace controllo si delinea, secondo Foucault, nel ‘700 quando la critica illuministica attacca la pratica del supplizio, considerato inutile ed eccessivo. Attraverso complesse vicende, legate alla necessità di disciplinare la nuova manodopera occorrente alla nascente industria, il carcere diventerà il luogo privilegiato della nuova penalità, segnata da una figura che non è più quella del reo che ha commesso un determinato crimine, ma di un soggetto delinquente, classificato e analizzato da una nuova disciplina: la criminologia. Ma che cosa rimane del pensiero foucaultiano a oltre trent’anni dalla pubblicazione di Sorvegliare e punire? Ne parliamo con i nostri ospiti: Judith Revel, maître de conférences all’Università Paris 1- Sorbonne, che ha dedicato al filosofo francese il primo volume dell’Archivio Foucault (Feltrinelli); Le parole e i poteri. Letteratura e politica in Michel Foucault, (Manifesto Libri); Foucault. Un’ontologia dell’attualità (Rubbettino 2003) e Sandro Chignola, professore di Filosofia politica all’Università di Padova, autore del volume Governare la vita. Un seminario sui corsi di Michel Foucault al Collège de France edito a Verona nel 2006.
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