Siamo nel Canton Vallese, arriviamo ai piedi del Ghiacciao del Trient dopo una camminata di circa quarantacinque minuti su un sentiero di montagna che parte dal Col de la Forclaz. Siamo con Paul Gay-Crosier, consigliere comunale del comune di Trient, con cui facciamo il percorso che è anche un viaggio dentro la storia della valle dove nel XIX secolo blocchi di ghiaccio venivano estratti dal ghiacciaio per essere trasportarti con il treno nelle città francesi.
Trient, paese dov’è nato Paul Gay-Crosier, è quasi nascosto nell’omonima valle ai piedi del massiccio del Monte Bianco e del Ghiacciaio del Trient, al confine con la Francia.
Ai piedi del ghiacciaio si trova la “Buvette du Glacier du Trient” che non è solo un punto di ristoro per gli escursionisti ma è anche un luogo che custodisce la memoria del ghiacciaio, dentro sono esposte numerose fotografie in bianco e nero, conservati articoli di giornale, faldoni con grafici: immagini e dati che raccontano la lenta scomparsa del ghiacciaio, come racconta Anne Maysonnave, responsabile della Buvette.
Da qui vediamo a occhio nudo la fine del ghiacciaio, che resta solamente sulla cima, come in un’estrema resistenza. Il ghiacciaio che si scioglie si porta via tante storie che per persone come Paul Gay-Crosier sono legate all’infanzia: intorno al ghiacciaio la comunità ha costruito la sua identità. Cosa significa, infatti, vivere vicino a un ghiacciaio, se e come definisce l’identità di una comunità? Benjamin Buchan, dottorando in geoscienze dell’Università di Friburgo, ha scelto di indagare l’aspetto culturale, umano, partendo dalle Alpi, anche attraverso l’analisi delle fotografie dei ghiacciai. Lo incontriamo davanti al Ghiacciaio del Trient dov’è venuto per una giornata di studio.
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