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Trivelle e diritti violati

Un viaggio nel petrol-stato che ospiterà la Cop29

Le torri di perforazione petrolifere sulla spiaggia nei pressi di Baku, Azerbaigian
Di: Margherita Capacci, Cecilia Fasciani e Sofia Turati 

Durante la torrida estate della capitale dell’Azerbaigian Baku, fervevano i preparativi per la Cop29, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico che si terrà dall’11 al 22 novembre nel Paese. Per le strade principali, i giardinieri annaffiavano meticolosamente aiuole e parchi e spuntavano ovunque cartelloni con slogan “green”.

Ma la realtà del paese è ben diversa. Mentre l’economia azera è largamente dipendente dall’export di combustibili fossili, soprattutto verso l’Europa, il governo di Ilham Aliyev reprime ogni libertà democratica. Giornalisti, accademici, attivisti per i diritti umani e membri dell’opposizione, sono soggetti ad arresti arbitrari, intimidazioni e detenzioni.

Un lungo viaggio per incontrare i pochi attivisti democratici e ambientalisti rimasti nel paese caucasico, lavoratori precari del settore oil&gas, pescatori disarmati di fronte all’inesorabile ritiro delle acque del Mar Caspio, avvocati per i diritti umani, e sindacaliste che non hanno mai abbassato la testa. Dai terreni inquinati della penisola di Absheron, dove si estrae maggiormente il petrolio, alle aree desolate vicino ai grandi terminal di lavorazione del gas, dove povertà e siccità imperversano.

Questo documentario è stato realizzato grazie al supporto di Journalismfund Europe

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