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Il suo film più celebre è “L’esorcista”, ma la carriera cinematografica di William Friedkin, classe 1939, vanta una lunga serie di titoli, fra cui “Il braccio violento della legge”, che gli valse nel 1971 il Premio Oscar per la miglior regia; “Vivere e morire a Los Angeles” (1985) e i recenti “Bug” (2006) e “Killer Joe”, presentato all’ultima mostra del cinema di Venezia. Nel 2009 al Festival del Film di Locarno è stato insignito del Pardo d’onore alla carriera. Quello che non tutti sanno è che dal 1998 Friedkin è anche attivo come regista teatrale. Il suo “Wozzeck” al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con Zubin Mehta sul podio riscosse subito un immediato e clamoroso successo. Da allora ha sempre alternato l’attività teatrale a quella cinematografica: una sontuosa “Aida” a Torino, “Tannhäuser” e Puccini a Los Angeles, “Salome” a Monaco di Baviera, recentemente “L’affare Makropoulos” a Firenze. E non è forse un caso che i suoi ultimi film siano tratti da drammi del Premio Pulitzer Tracy Letts. Come nasce l’improvviso amore di Friedkin per il teatro? Che cosa hanno in comune i suoi film, spesso di un crudo realismo e legati all’ambiente della malavita urbana, con i temi, i personaggi, le atmosfere del melodramma? In che rapporti è con il teatro di prosa? Reduce dal soggiorno italiano, rientrato nella "sua" Hollywood, William Friedkin si racconta.
Laser ripropone l’intervista al regista americano realizzata da Sabrina Faller nel 2011.
Prima emissione: 16 novembre 2011
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