Dall’entrata in carica di Donald Trump la parola d’ordine, a livello internazionale, è “incertezza”. E il suo essere imprevedibile rende difficile capire anche come vorrà gestire il conflitto in Ucraina. Prima di essere eletto aveva detto che lo avrebbe risolto in 24 ore, due giorni fa il suo inviato speciale per l’Ucraina Keith Kellogg ha ipotizzato una soluzione nei primi cento giorni di mandato. È chiaro che le promesse di una soluzione rapida si sono progressivamente affievolite, e lo stesso presidente statunitense ora parla di un possibile accordo entro sei mesi. E passa anche a toni più duri, minacciando la Russia di nuove sanzioni, se non tratteranno.
Cosa ci possiamo aspettare allora nel prossimo futuro per quel che concerne il conflitto in corso ormai da quasi tre anni? Cosa faranno Donald Trump e la sua amministrazione e che ruolo può – e vuole – giocare l’Europa? E quale Europa potrà avere voce in capitolo? E che dire della Russia che mantiene la sua posizione “siamo disposti al dialogo, ma non cederemo di un metro in Ucraina” e che si dice intenzionata a discutere sì con Washington, ma non con Bruxelles o Londra?
A Modem ne parliamo con:
· ROSALBA CASTELLETTI, corrispondente di Repubblica da Mosca
· ANTONIO MISSIROLI, docente di Sicurezza europea a Sciences Po a Parigi, ex assistente del Segretario generale della NATO
· CRISTIANO TINAZZI, giornalista freelance dall’Ucraina, attualmente a Dnjpro
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
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