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Sessismo e pubblicità

Il Gran Consiglio ticinese rinuncia a un giro di vite sui manifesti pubblicitari

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Un’iniziativa parlamentare chiedeva di vietare la pubblicità sessista in Ticino. Da una parte chi saluta una simile iniziativa e propone di intervenire anche contro soggetti razzisti, omofobi e transfobi. Dall’altra chi teme censura, costi e burocrazia supplementari e la scarsa efficacia di una misura che toccherebbe solo i manifesti pubblicitari e non altre forme di comunicazione.

Altra divergenza, la questione se le attuali leggi su libertà di opinione, di informazione e di stampa oltre alla possibilità di rivolgersi alla Commissione Svizzera per la Lealtà, organo di autocontrollo della pubblicità, siano o non siano sufficienti a tenere sotto controllo le pubblicità incriminate. Non è poi sempre evidente definire quando la pubblicità è sessista. Per esempio, a seconda del prodotto reclamizzato, la presenza di corpi seminudi può essere ritenuta legittima.

A Modem ne discutono:
Lisa Boscolo, gran consigliera PS, relatrice del rapporto di minoranza a favore del divieto
Andrea Censi, gran consigliere Lega, co-relatore del rapporto di maggioranza contro il divieto
Alessandro Siviero, docente di marketing alla SUPSI
Inoltre, un’intervista registrata con Philipp Kutter, presidente della Commissione Svizzera per la Lealtà

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