A Brusio, in Valposchiavo, oggi si coltivano mele, noci, castagne, piccoli frutti e persino olive, ma un tempo le famiglie del luogo erano tutte impegnate a coltivare tabacco.
Per oltre 150 anni, questa pianta importata dall’America Centrale, ha garantito non solo l’economia del paese, ma ha mantenuto viva una filiera che si è evoluta e ancora oggi vede attive diverse aziende nel settore agroalimentare. Per preservare la memoria e raccontare due secoli di storia, è nata nel 2022 l’Associazione Museo del Tabacco di Brusio, che ha come obiettivo quello di realizzare un nuovo spazio espositivo nella ex Fabbrica di tabacchi Misani, l’ultima importante testimonianza della coltivazione e della lavorazione del tabacco in Valposchiavo. Lo stabile fu costruito attorno alla metà dell’Ottocento e rappresenta uno dei pochi esempi di industria manifatturiera dell’epoca, ancora conservato al suo stato originale nei Grigioni.
Per capire quanto fu importante la coltivazione del tabacco a sud del Bernina, basti dire che nella fase di maggiore espansione, intorno al 1860, in valle venivano prodotti in un anno fino a 800 quintali di tabacco su circa 60 ettari di terreno ed esistevano almeno tre aziende manifatturiere che davano lavoro a oltre un centinaio di persone.
Per realizzare il museo, l’associazione ha già raccolto mezzo milione di franchi: ha acquistato lo stabile e lo sta restaurando. Anche i macchinari ancora presenti verranno revisionati e rimessi in funzione a scopo didattico.
Il progetto contribuisce a riqualificare il centro del villaggio e amplia l’offerta museale della valle per la popolazione locale e i turisti.
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