Che il mondo non sarà più lo stesso a causa degli effetti globali della pandemia lo abbiamo letto, sentito, visto attraverso tutti i canali di comunicazione. I mass media hanno descritto la realtà presente ipotizzando quella futura, hanno cercato di dare risposte alle domande e ai dubbi dei cittadini anche quando di risposte precise neppure gli esperti erano in grado di darne. La stampa ha fatto nei limiti del possibile il proprio lavoro, quello di informare e dare strumenti di interpretazione della realtà in continua evoluzione. Come lo ha fatto? Con quali difficoltà e soprattutto con quali effetti? Si è detto che nella sospensione del normale confronto politico, causata dalla pandemia, è toccato ai mass media il compito di “interfaccia” tra lo Stato e i cittadini. Giornali, radio, televisioni, siti internet hanno svolto un ruolo di vero “servizio pubblico”, tanto più necessario di fronte alle incognite e alle angosce di queste settimane. Il giudizio sul loro operato spetta al pubblico. Noi possiamo tentare una riflessione su come l’emergenza ha influito sul modo di informare e sui contenuti dell’informazione. Non è stato facile neanche per gli operatori dei media sfuggire all’infodemia (come è stato definito l’eccesso di notizie sulla pandemia) o al rischio di una sorta di “infocrazia” (con il governo che comunica direttamente attraverso le conferenze stampa quasi quotidiane). Si aggiungono le pesanti ricadute economiche del lockdown con la massiccia perdita di introiti pubblicitari. Quali effetti avrà tutto questo sul panorama mediatico lo vedremo nei prossimi mesi. Imprescindibile resta il ruolo dei mass media credibili (pubblici e privati), senza i quali questa emergenza sarebbe stata un caos.
Ospiti:
Matteo Caratti, Direttore de laRegione Ticino
Reto Ceschi, Responsabile dell’Informazione della RSI
Fabio Pontiggia, Direttore del Corriere del Ticino
Natasha Fioretti, giornalista, analista dei media, segretaria dell’Associazione dei giornalisti ticinesi (ATG)
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