Se non temete le intemperie sonore di un itinerario che dalla musica medievale ci sballotta fino al british punk dei Clash, allora siete nel luogo radiofonico che fa per voi. Per nulla intimorito, anzi stimolato dalle nostre promiscuità sonore è senza dubbio il nostro ospite, che nella sua lunga carriera ha suonato e sentito letteralmente di tutto. Jimmy Villotti è uno dei più richiesti e significativi turnisti in circolazione, e non a caso il suo nome è legato all’affettuoso omaggio di uno degli artisti che hanno goduto del suo eclettico magistero chitarristico. La canzone Jimmy ballando di Paolo Conte riflette in realtà solo una delle sue molte collaborazioni, che lo hanno visto al fianco di personaggi come Sergio Endrigo, Ornella Vanoni, Lucio Dalla e Gianni Morandi. Non meno importante, d’altro canto, la sua vena autoriale: nel 1978 compone l’opera rock Giulio Cesare, poi negli anni firma un buon numero di albu a suo nome e il suo estro creativo lo porta verso la scrittura, dedicata al racconto romanzato di sé e della sua Bologna. Senza dimenticare, naturalmente, il profondo amore per il jazz che Villotti non ha mai smesso di coltivare, come avrà modo di sottolineare anche a Babilonia con alcuni ascolti tratti dalla sua variegata discografia. È ormai celebre la definizione di Francesco Guccini, che di Villotti ha detto «Lo definisco un genio, perché credo che sia l’unica persona al mondo che riesce ad accavallare le gambe mettendo giù tutti e due i piedi», ma in realtà sono molti altri i segreti della sua arte tutti da scoprire, e oggi cercheremo di svelarne alcuni.
Riproponiamo questa puntata, andata in onda il 16 marzo del 2014, come omaggio al nostro prezioso ospite, che si è spento a Bologna il 6 dicembre dello scorso anno all’età di 78 anni.
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