Il rapporto finale del gruppo di lavoro coordinato dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale che definisce lo sviluppo del Piano di Magadino è stato pubblicato oggi (venerdì). L’obiettivo - della Confederazione e del Canton Ticino - era ed è quello di stabilire come costruire in quest’area (ferrovie, strade e reti elettriche) senza intaccare troppo il paesaggio, che è protetto.
Ma andiamo con ordine. Anzitutto, cosa significa costruire in una zona palustre, che è una zona protetta, che ricopre circa un terzo del Piano di Magadino? SEIDISERA lo ha chiesto a Mattia Cattaneo, che è fra gli autori del rapporto pubblicato oggi e lavora presso l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale.
“Le zone palustri beneficiano di una protezione assoluta ai sensi della Costituzione svizzera. In generale, non è possibile costruire nuovi edifici. Nonostante ciò, sono previste alcune eccezioni. La particolare configurazione della zona palustre del Piano di Magadino e soprattutto la sua posizione tra due agglomerati, ha richiesto però una valutazione differenziata”, spiega Cattaneo.
Questo, dunque, è il punto di partenza. Una perizia giuridica che dice che, vista l’importanza strategica dei progetti previsti sul Piano di Magadino, si può costruire. E questo appunto nonostante l’elevato grado di protezione naturalistica.
“La perizia giuridica precisa che la realizzazione di nuove costruzioni o di costruzioni sostitutive è possibile, ma - in particolare - si dovrà garantire che i danni che l’oggetto protetto subisce vengano ridotti tramite misure specifiche”, prosegue Cattaneo.
Le grandi opere previste che attraversano la zona palustre sono quattro: un ponte per il nuovo collegamento autostradale Bellinzona Sud-Locarno, l’interramento di una doppia linea ad alta tensione, un viadotto ferroviario e la costruzione di un secondo binario, sempre ferroviario. La condizione è che vengano utilizzate, se possibile, infrastrutture già presenti e - in ogni caso - meno suolo possibile.
“Come esempio concreto - continua Cattaneo - potrei citare il potenziale di raggruppamento della linea ad alta tensione all’Acqua-Vallemaggia-Magadino con la linea ferroviaria Bellinzona-Locarno nella tratta Contone-Tenero. Questo progetto è stato messo in evidenza grazie al lavoro di questo gruppo e verrà approfondito nelle prossime fasi di pianificazione e progettazione”.
Potenziale di raggruppamento vuol dire appunto che tutte le infrastrutture passeranno nello stesso punto. In conclusione, che Piano di Magadino dobbiamo immaginarci fra 30 anni? “Rispondere a questa domanda - sostiene Mattia Cattaneo dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale - non è purtroppo possibile”.
Il Piano di Magadino, prosegue Cattaneo, “necessita di una pianificazione lungimirante. Confederazione e Cantone si impegneranno per garantire la miglior protezione possibile della zona palustre. Nel contempo collaboreranno attivamente per garantire la realizzazione delle infrastrutture necessarie e per ottenere un miglioramento dei valori naturali e paesaggistici della zona palustre, valorizzando così direttamente questo territorio”.
Il Dipartimento del Territorio da parte sua ha assicurato a SEDISERA di essere soddisfatto del rapporto finale del gruppo di coordinamento, al quale ha partecipato. Per il Territorio inoltre l’orizzonte temporale è comunque lungo. La Fondazione Parco del Piano e quella delle Bolle di Magadino, che curano e promuovono l’area, si sono invece prese del tempo per analizzare in dettaglio quanto pubblicato oggi.