Uno studio eseguito su 1600 atleti di vari paesi ha rilevato che il 13% degli uomini e il 22% delle donne hanno espresso sintomi compatibili con la diagnosi di una depressione: "Quando un giocatore viene privato della possibilità di giocare sente un suo bisogno frustrato, c'è un sentimento di devalorizzazione della propria identità e quindi c'è questa possibilità", analizza Mattia Piffaretti, psicologo dello sport.
Come spiegare la percentuale maggiore in campo femminile? "Prendiamo l'esempio di Serena Williams: è sportiva ma anche madre, la privazione a livello di tennis è meno importante visto che può rifarsi in un altro ambito. Avere un'altra fonte di valorizzazione può essere una soluzione. Un'identità troppo grande e legata allo sport può fragilizzare".
Nella donna ad alto livello c'è meno possibilità di sviluppare ruoli secondari
Mattia Piffaretti
Il consiglio dello specialista non può che essere uno: "E vale soprattutto per i giovani. Conciliare sport e formazione, o un'altra identità, è importante per, diciamo, formare eroi solidi capaci di resistere a transizioni di carriera come questa imposta dal COVID-19, dove si rimette in questione la parte sportiva".
Tornare in fretta a praticare la propria attività sportiva può alleviare questa depressione? "La pressione a ritornare non aiuta. E un altro aspetto è la precarietà finanziaria. Più donne sono più facilmente legate a questa precarietà. L'impatto può essere molto forte. Riprendere prima non è necessariamente la misura più efficace per far fronte in profondità alla problematica della depressione".
Il servizio con Mattia Piffaretti (Rete Uno Sport 30.04.2020, 07h30)
RSI Sport 30.04.2020, 08:56
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