CALCIO - IL COMMENTO

Chiamatelo pure il primo fallimento dell’era Yakin, se vi va

Al di là del risultato, la Svizzera sembra finalmente in fase di ripresa

  • 2 ore fa
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Murat Yakin

Non resta che testare i giovani

  • Keystone
Di: Nicola Rezzonico 

Tanto ci hai dato, caro 15 novembre, che da te non ci aspettavamo un altro colpo basso. Un altro 1-1, come quello che, l’anno scorso, rinviò pericolosamente il discorso Euro 2024 all’ultima tornata delle qualificazioni. Dal neutro di Felcsut, contro Israele, a un Letzigrund diviso, svuotatosi tra gioia (serba) e sconforto (nostro). Dal destro di Weissman al sinistro di Terzic, insomma, entrambi in rete al medesimo minuto, quando il quarto uomo si accingeva a sollevare la lavagnetta coi minuti di recupero. Ma guarda un po’ le coincidenze del pallone: 12 mesi dopo, sempre lui, il demone dell’88’. Dobbiamo ammettere che queste beffe finali - fastidiosa costante nella seconda metà del 2023 - non ci erano mancate. Per nulla.

Certo, non sarà una retrocessione in Nations League (che resta comunque un torneo minore, è bene rammentarlo) a svilire la reputazione di questa data, accompagnata, nell’album dei ricordi, ai visi festanti di Xhaka, Rodriguez e compagnia. Dopo l’indimenticabile titolo mondiale U17 (2009), soprattutto, ma anche tre anni fa, al termine di Svizzera-Bulgaria (e Irlanda del Nord-Italia, per completare l’opera Qatar). Rimane il fatto, tuttavia, che da ieri il 15 novembre coinciderà con il primo, vero fallimento dell’era Yakin. Un dato che balza all’occhio nel riavvolgere il nastro dell’attuale gestione, in cui il tecnico basilese - uno per uno - ha sempre spuntato con la matita verde i vari obiettivi prefissati. Nell’ordine: qualificazione al Mondiale, salvezza in Nations League (la scorsa, ovviamente), ottavi iridati (vero, la scoppola col Portogallo brucia ancora), ticket per l’Euro e, una volta lì, sfavillante cavalcata fino ai quarti.

Possiamo perdonartelo, Murat, in fin dei conti. Se quello di ieri era un rilevante esame di maturità, il primo post Germania, beh, non si può dire di aver toppato. Non sul piano della prestazione, perlomeno, tenendo conto della peculiare contingenza. Il danno, semmai, è stato fatto nelle bracciate tra il tuffo e il giro di boa, sull’arco di tre vasche (scusate, partite). Forse, semplicemente, perché a corto di ossigeno, dopo un’estate vissuta a tutto gas. Ormai non c’è più spazio per perfezionare la rimonta, d’accordo, ma ai blocchi di partenza - tra gli staffettisti - non mancano i giovani vogliosi di mettersi alla prova nella piscina dei grandi. Uno su tutti, Amenda, l’ha già fatto con profitto ieri sera. Lunedì, pertanto, vedremo se anche gli altri saranno in grado di acclimatarsi alle fresche acque di Tenerife.

01:59

Nations League, il servizio su Svizzera-Serbia (15.11.2024)

RSI Sport 15.11.2024, 23:14

01:33

Il servizio con Ricardo Rodriguez (Rete Uno Sport 16.11.2024, 08h00)

RSI Sport 16.11.2024, 08:33

Legato a Rete Uno Sport 16.11.2024, 07h00

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