“Germania, arriviamo!”, proprio come nel 2006. Nasce a Basilea, per propagarsi in tutto il Paese, l’urlo liberatorio che accompagna la tanto anelata qualificazione elvetica. Ebbene sì, tra mille peripezie ce l’abbiamo fatta anche noi, alla fine. Come? Sfruttando il secondo match point disponibile (merito del nastro, metaforicamente?) e traendo dunque lezione dall’esperienza di colui che qui - ma non solo - è parificato a un dio: Roger Federer. Arduo, pur da non appassionati di tennis, scordarsi quella doppia chance mancata dal Maestro per aggiudicarsi Wimbledon 2019, poi finito nelle mani di Djokovic. Euro 2024, invece, da ieri è realtà, grazie all’imprescindibile aiuto rumeno: tiriamo un profondo sospiro di sollievo, allora, perché farsi agganciare sul 40-40 e giocarsi i punti decisivi a Bucarest sarebbe stato alquanto deleterio.
Ma davvero siamo caduti tanto in basso da dubitare persino con un Kosovo B, se non C? Di fronte non avevamo certo il numero uno al mondo, bensì il 105o, oltretutto raffazzonato alla meglio. Prima del fischio d’inizio, quindi, affiorava un sorriso spontaneo nel comparare i valori degli 11 scelti dai rispettivi tecnici: 140 milioni da una parte, 17 dall’altra. Out tutti i migliori, incluso il ripudiato Zhegrova (il quale ha comunque colto l’occasione per presentarsi beffardamente sugli spalti del suo ex stadio), e soltanto tre conferme tra gli uomini che avevano iniziato la sfida settembrina di Pristina; eppure, questa insolita variante della selezione balcanica - ancora imbattuta contro di noi, è bene ricordarlo - si è impegnata a fondo per provare a incrinare lo specialissimo rapporto che ci lega al St. Jakob, dove dal 2015 in poi sono sempre giunte vittorie o pareggi.
Si potrebbe mugugnare all’infinito anche stavolta, dopo l’ennesima prestazione scolorita: non è possibile ridursi a osservare ansiosamente i risultati altrui, fino all’annuncio trionfale dello speaker renano. Sarà demoralizzante, ma ormai ci stiamo progressivamente dirigendo verso la dimensione primordiale, quella della “piccola Svizzera”. Cosa vogliamo fare però, accontentarci o reagire? Per ora, derubrichiamo tale 1-1 nel librone “Le cinque fatiche di Murat” (sì, appunto i pari) e pensiamo a sgombrare la mente dai dubbi, organizzando l’assalto alla vetta del girone. E se ciò non bastasse, godiamoci perlomeno un dato lusinghiero: tre Mondiali di fila li avevamo già giocati, tre Europei non ancora. Con quali prospettive - e pure con quale allenatore, visto il crescente diffondersi dell’hashtag “YakOut” - lo scopriremo solamente più in là.
Euro 2024, il servizio su Svizzera-Kosovo (18.11.2023)
RSI Sport 18.11.2023, 23:06
Euro 2024, la festa differente rispetto alla qualificazione ai Mondiali 2022 (La Domenica Sportiva 19.11.2023)
RSI Sport 19.11.2023, 19:25
Legato a Rete Uno Sport 19.11.2023, 10h00