Calcio

Le storie di Alberto Cerruti

Quando il calcio aiuta la politica

  • 13.06.2014, 14:12
  • 06.06.2023, 19:22
Passarella e Videla

Un trionfo ma anche 30'000 desaparecidos

  • Keystone

di Alberto Cerruti

Se il buon Mondiale si vede dal mattino, cioè dalla gara d’esordio, il Brasile vincerà la sesta "copa do mundo" con i gol di Neymar su assist degli arbitri. E in questo caso spariranno le proteste, a Rio e San Paolo, a Porto Alegre e Belo Horizonte, nei confronti del governo accusato di avere speso soldi pubblici per costruire stadi invece che ospedali.

Il calcio che aiuta la politica è un film già visto soprattutto in Sudamerica, dove il Mondiale mancava dal 1978. Anche quella volta, come già successo nel 1930 in Uruguay, nel 1950 in Brasile e nel 1962 in Cile, non vinse una Nazionale europea, ma una sudamericana: l’Argentina padrona di casa, come volevano i generali in piena dittatura. Erano gli anni in cui sparirono 30'000 persone, molti ragazzi strappati alle famiglie e mai più ritrovati, eppure tutto in apparenza sembrava tranquillo, malgrado la presenza massiccia di militari nelle strade. L’Argentina, che non aveva mai vinto un Mondiale, "doveva" vincere il suo Mondiale e lo vinse, malgrado la sconfitta contro l’Italia nella fase a gironi, con la complicità degli arbitri e degli avversari. Clamoroso e decisivo fu il 6-0 al Peru, la famosa "marmelada peruana", in cui il portiere Quiroga di origini argentine non fece nulla per limitare il passivo, aiutando Kempes e compagni a scavalcare il Brasile nella differenza reti per arrivare in finale. E nell’ultimo atto contro l’Olanda, conclusosi soltanto ai supplementari, l’arbitro italiano Gonella fu accusato di aver diretto a senso unico dagli avversari, che per protesta non si presentarono alla premiazione. "Fiesta" doveva essere e "fiesta" fu, anche se la coppa consegnata dal generalissimo Videla al capitano Passarella si rivelò un effimero calmante, perché la storia ribaltò in fretta la cronaca.

I problemi sociali del Brasile sono di altra natura, ma anche stavolta il calcio può aiutare ad attenuare, se non a cancellare, le difficoltà di un intero Paese. E guarda caso quel rigore regalato a Neymar, che nella ripresa ha frantumato la resistenza della spavalda Croazia, ha subito alimentato sospetti e malignità. Nishimura, l’arbitro giapponese che piaceva tanto a Busacca, è lo stesso che aveva diretto l’ultima gara del Brasile in Sudafrica, eliminato dall’Olanda tra le polemiche per quei due cartellini gialli mostrati a Felipe Melo. Nessun dubbio sulla buona fede dell’arbitro, molti però sulla sudditanza psicologica davvero mondiale, è proprio il caso di dirlo.

E così il Brasile grazie alla NN di Nishimura-Neymar supera la prova del nove, perché il 3-1 alla Croazia è il nono successo consecutivo all’esordio Mondiale, dal 1982 in poi. Sul vestito della festa, però, rimane una macchia. E allora occhio al prossimo arbitro di martedì per Brasile-Messico. Scommettiamo che sarà un europeo?

Alberto Cerruti

Il giornalista della Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti

Alberto Cerruti, da 40 anni a “La Gazzetta dello Sport”, ha seguito come inviato e prima firma del calcio otto mondiali, dal 1982 in Spagna al 2010 in Sudafrica. Attualmente collabora con la RSI, come commentatore in studio.

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