Ospite insieme all’amico Inti Pestoni a LARMANDILLO, Mattia Bottani ha raccontato avventure e disavventure della sua carriera calcistica. A suo dire, ma anche a dire di Zdenek Zeman, il suo limite più grande è stato il carattere: “All’inizio non sono andato via da Lugano perché avevo paura, inutile nasconderlo. Più avanti il Monza si è presentato a gennaio, e a me è venuto difficile lasciare la squadra in una situazione in cui non stavamo nemmeno benissimo. Mi sembrava di abbandonare la nave in un momento in cui non potevo permettermelo. Per la proposta di Chicago invece è stata una scelta famigliare: avrei dovuto lasciare qui i bambini. Magari un altro avrebbe pensato...vado due anni e fa niente...io faccio fatica a fare queste cose”. Ha inoltre aggiunto che “il mio lato del carattere un po’ debole e un po’ troppo altruista, con il quale tendo a mettere sempre gli altri prima di me, mi ha limitato tantissimo”.
Alla fine ho fatto una bellissima carriera. Ho raggiunto certi risultati con la mia squadra del cuore, una cosa che non capita praticamente a nessuno
Mattia Bottani
Una delle poche volte in cui ha pensato in maniera egoistica è stato quando, infortunatosi in allenamento con la Nazionale, non ha detto al selezionatore Murat Yakin dell’incidente e si è seduto sulla panchina delle riserve: “Alla fine non è servito a niente perché non mi ha fatto giocare”, ha ricordato con il sorriso.
Amicizia, talento e qualche sogno - Inti Pestoni e Mattia Bottani
RSI LARMANDILLO 31.03.2025, 17:00