Dall'inviato a Lucerna Marcello Ierace
Sembra una di quelle storie su quei nobili decaduti che, a forza di depauperare il patrimonio di famiglia finiscono per perdere tutto, anche il proprio stesso nome. La storia della Steaua Bucarest è un po' così, e forse anche più triste. Una trentina di anni fa la squadra della capitale rumena era sul tetto d'Europa, la prima (e unica) formazione d'oltre cortina a conquistare una Coppa Campioni. Perché nel 1991 ci riuscì anche la Stella Rossa Belgrado, ma il Muro di Berlino era già bell'e che caduto da un paio d'anni. Sembra un'eternità, così come lontana sembra pure quella finale contro il Milan di Sacchi all'ennesima potenza: la partita del Camp Nou finì 4-0 per i rossoneri ma la Steaua era quella scintillante di Hagi e Lacatus.
Poi, come è accaduto un po' in tutti i paesi dell'est, la caduta del regime comunista ha portato con sé anche la gloria per molti club sportivi. E così è infatti successo alla Steaua, fondata nel 1947 e legata per quasi mezzo secolo a doppio filo all'esercito nazionale, ma poi finita nelle mani del chiacchieratissimo uomo d'affari rumeno George "Gigi" Becali. Nel 1998 Becali - uno che qualche guaio con la giustizia lo ha avuto e continua ad averlo - ha deciso di scorporare la squadra dalla polisportiva e qui è iniziato il lungo scontro legale con il Ministero della Difesa il quale, proprio lo scorso marzo, ha ottenuto che la nuova società non possa più utilizzare né lo stemma né tantomeno il nome della gloriosa formazione. La nuova squadra si potrà così chiamare solo FCSB e tutti i titoli ottenuti prima del 1997 non gli appartengono più, ma sono riconosciuti alla nuova Steaua Bucarest, gestita ancora dall'esercito e ripartita dalla quarta divisione.
A lungo impossibilitata a giocare nel proprio stadio e addirittura esiliata per un discreto periodo nella cittadina di Pitesti, a 120km dalla capitale, la FCSB si trova ora anche senza una bella fetta del tifo storico che ha giurato fedeltà alla Steaua, quella "vera" secondo loro, e che ora è guidata da una leggenda vivente come Marius Lacatus. Ma i soldi, quelli di Becali, sono nelle casse della squadra ripudiata: abbastanza per partecipare all'Europa League, per battere il Plzen nella prima giornata e mettere paura al Lugano. Ma questa è un'altra storia.
Il servizio con l'osservatore del Lugano Matteo Vanetta (Rete Uno Sport 27.09.2017, 12h30)
RSI Sport 27.09.2017, 13:42
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