Un rimpianto che svanirà di fronte al futuro

di Ariele Mombelli

Dopo il dolce gusto della vittoria, ecco quello amaro della sconfitta. Niente Coppa e niente festa, solo sguardi cupi e tristi. Normale sia così quando il trionfo, perdipiù in casa dei campioni svizzeri, è lì ad un passo. Brucia e brucerà nelle prossime ore, poi sarà tempo delle analisi, quelle lucide e approfondite. E lì, guardandosi alle spalle, il Lugano non potrà che andare fiero del suo percorso, della sua crescita, della sua stagione. Con un solo piccolo rimpianto, che tuttavia svanirà di fronte alle prospettive future.

"Solo un anno fa era utopia pensare di essere qui e di rivivere certe emozioni", ha detto Mattia Croci-Torti alla vigilia dell'ultimo atto di Coppa Svizzera. E, onestamente, è difficile dargli torto. Di certezze, dopo la trionfale finale dello scorso anno, il Crus ne aveva poche. Soprattutto pensando ad una rosa che andava delineandosi senza i vari Maric, Lavanchy, Custodio e Lovric, pilastri su cui si fondava l'intera orchestra. Eppure? Attingendo dal mercato (Doumbia su tutti) e (ri)scoprendo i suoi uomini di maggior classe (Valenzuela e Aliseda), il Lugano ha cambiato pelle nel giro di un anno, elevando oltretutto il suo status. Ora posto dietro a YB e Basilea, al pari del Servette e davanti a tutte le altre.

Da qui una domanda. Se ripartendo quasi da zero questi sono stati i risultati, cosa ne sarà del prossimo anno con una rosa in gran parte confermata? Semplice. YB e Basilea, al netto di una forza economica superiore, restano inarrivabili. E allora la volontà dev'essere quella di avvicinarsi con invenzioni, idee e coraggio. Quelle, per esempio, mostrate nella ripresa della finale. Quelle, insomma, che hanno fatto tremare i campioni svizzeri. A meno che dal mercato non arrivi uno alla Nsame. La fortuna è che oggi a Lugano è forse possibile anche questo.