di Piergiorgio Giambonini
Alla Resega (o Cornèr Arena che chiamarla si debba) va dunque in scena l’ennesimo nuovo progetto. Stavolta, però, nuovo in assoluto, perché rinnovato nella sua totalità, o quasi. Fatta eccezione per la presidenza, che giustamente Vicky Mantegazza non intende mollare – tantomeno in un momento così delicato e quindi così importante – tutto il resto nella fatidica stanza dei bottoni è appunto nuovo: nuovo è il (ruolo di) CEO o amministratore delegato che dir si voglia; nuovo è l’allenatore, ruolo che a Lugano scotta da sempre come in nessun altro posto sul pianeta hockey; nuovo è da oggi il direttore sportivo.
Fa ed è parecchio strano, semmai, che in scena sia Kapanen sia Domenichelli entrino a squadra 2019-20 già bell’e che impostata. Detto (o piuttosto ribadito) fra parentesi: non è assurdo che, dopo una stagione come l’ultima, il Lugano abbia confermato con larghissimo anticipo tutti e quattro i suoi stranieri? Parentesi chiusa.
Se Werder s’è ritrovato a lavorare già sul presente (pur se il suo mandato partirà ufficialmente solo il 1° agosto), Kapanen e Domenichelli lo fanno e lo faranno in proiezione futura, con priorità al breve rispettivamente al medio termine.
Domenichelli, dunque: dopo il decennio chiuso in netto passivo da Habisreutinger, tocca all’ex fromboliere di HCAP e dello stesso HCL contribuire in primissimo piano a quella che s’annuncia appunto come una vera e propria ricostruzione di club e squadra. E gli tocca farlo nel bel mezzo di un periodo storico in cui l’hockey bianconero è scivolato in seconda fascia per potenza sia sportiva che finanziaria. Perché altri, da ormai qualche anno a questa parte, dettano le leggi dell’hockey svizzero.
Intanto, sul conto del nuovo DS bianconero (forse) aleggia un unico dubbio, legato a quella che era diventata la sua seconda carriera come procuratore di giocatori anche molto importanti. Ma su questo aspetto ci sembra inutile e pure scorretto addentrarci: i processi alle intenzioni, del resto, sono sempre banali. Domenichelli è stato giocatore ottimo e affidabile, e tale è stato anche come "agente". Se ora molla questo ruolo per tornare a lavorare solo per l’HCL, non lo fa certo per denaro: è una questione, invece, di visioni e di motivazione.
Domenichelli è uno che il mondo dell’hockey lo conosce per davvero benissimo in ogni sua sfaccettatura, e che ancora meglio lo ha conosciuto in questi ultimi cinque anni. Ha esperienza, ha contatti, ha competenza, ha anche "cuore". E adesso mette tutto questo a disposizione del "nuovo HCL". Perché dubitare, allora, che in questo momento non sia, reciprocamente, la scelta giusta?
NL, l'intervista a Vicky Mantegazza (28.05.2019)
RSI Sport 28.05.2019, 16:35