Il carattere e il sacrificio di tutti al servizio delle stelle

Highlight: diciamolo pure, l’approccio alle prime due partite del Mondiale non era stato granché. Questa volta, invece, la Svizzera mette da subito in chiaro le sue intenzioni, portando in pista un’intensità e una foga agonistica sinora mai vista. Oggi, nel nostro momento chiave, non c’è minuto o situazione di gioco. C’è la consapevolezza di aver messo sul ghiaccio (almeno) la stessa energia dei cechi in casa loro. E in un contesto simile, in cui tutti sono pronti a sacrificarsi, è più facile affidarsi quando conta alle nostre stelle. L’abbiamo vinta così.

Top player: erano decisamente troppe, le sette reti incassate nelle prime due partite. Lo avrà pensato anche Leonardo Genoni, tornato tra i pali dopo la partita d’esordio contro la Norvegia. E di fatti il portiere dello Zugo ha sfoderato una prestazione di assoluto livello, dimostrando - semmai ce ne fosse bisogno - di essere il numero uno di questa Nazionale. Nessun intervento miracoloso, vero, ma la sicurezza che trasmette lui, non la trasmette nessuno. Né Reto Berra, né Akira Schmid. Con il primo non al 100%, l’alternanza tra portieri continuerà?

Time out: nonostante il jet lag, Kevin Fiala ci ha messo ben poco a lasciare il segno al Mondiale. Esattamente 13 minuti e 16 secondi, il tempo che gli è servito per trovare il suo primo gol. Un gol, tra l’altro, di rara precisione e soprattutto velocità. Tanto che gli spettatori cechi, forse presi alla sprovvista dal suo tiro, ci hanno messo qualche attimo di troppo a realizzare che il disco fosse finito alle spalle di Dostal. Un po’ come Jaromir Jagr che, inquadrato a metà partita sul tabellone, non si è accorto subito del boato riservatogli dalla O2 Arena. Lui perlomeno è stato perdonato.