Con un po’ più di fortuna sarebbe arrivato anche lui in Formula 1, e invece di aprire una falegnameria a Caslano chissà cos’avrebbe fatto poi nella vita. Bruno Pescia, di dieci anni più giovane di Clay Regazzoni (ne aveva compiuti 76 pochi giorni or sono) è stato - tra i grandi talenti della formidabile nidiata ticinese di quell’epoca - uno di quelli meno premiati dalla sorte, nonostante i buoni risultati ottenuti a ruote coperte e scoperte.
Nato a Magliaso, Bruno Pescia iniziò con una Mini Cooper nelle corse regionali, gareggiò in Formula Ford (grazie al sostegno del Jolly Club Switzerland diretto da Aldo Pessina), in Formula 3, prese parte al prestigioso campionato europeo di Formula 2 e conobbe il fior fiore dell’automobilismo di allora. Fu il primo a portare in alto i colori di un costruttore che avrebbe fatto epoca, Gian Paolo Dallara, corse per uno squattrinato Ron Dennis ospitandolo a casa sua molti anni prima che il manager inglese diventasse il numero uno degli anni più fasti della McLaren e uno degli uomini più ricchi del Regno Unito.
Nel 1973 Georges Filipinetti, che tra gli altri aveva già fatto correre Jim Clark, Phil Hill, Ronnie Peterson e Jo Siffert, era intenzionato a far esordire Bruno Pescia in Formula 1 ma poco dopo averlo chiamato morì e l’omonima scuderia chiuse i battenti. Per il talento malcantonese sfumò l’occasione della vita ma la sua passione per le corse rimase intatta.

Rete Uno Sport
Rete Uno Sport 21.03.2025, 12:50
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