Sport invernali

Quindici anni fa il miracolo di Bradbury

L'incredibile trionfo olimpico dell'australiano nello short-track

  • 17.02.2017, 18:07
  • 08.06.2023, 04:19
Steven Bradbury

Tutti giù e lui vince

  • Keystone

Steven Bradbury è la perfetta impersonificazione di quello spirito olimpico tanto amato dal barone Pierre de Coubertin. Ma è anche simbolo di riscatto e di perseveranza. Uno sportivo che, dopo una carriera costellata di infortuni e clamorosi colpi di sfortuna, ha avuto la sua giornata magica, dove tutto - ma proprio tutto - è andato per il verso giusto, consegnando il suo nome alla leggenda. Il giorno in questione è il 16 febbraio 2002, quindici anni fa.

Ma prima di quel giorno, come detto, ve ne furono altri, molto meno fortunati. Nato a Sydney nel 1973, Steven Bradbury si dedica al pattinaggio di velocità con buoni risultati, a volte anche eccellenti. Dopo aver conquistato tre medaglie ai Mondiali di short track, alle Olimpiadi di Lillehammer del 1994 coglie anche il bronzo nella staffetta a squadre sui 5000m. Poco tempo dopo subisce però un gravissimo infortunio in una prova di Coppa del Mondo a Montréal. Il pattino dell'italiano Mirko Vuillermin gli provoca un profondo taglio all'arteria femorale, perde quattro litri di sangue, arrivando anche ad un passo dalla morte. Dopo 111 punti di sutura e 18 mesi di riabilitazione, Bradbury si rialza. Ma nel 2000 arriva un altro infortunio, si frattura il collo.

A 29 anni partecipa alla sua quarta Olimpiade, a Salt Lake City. E qui Bradbury entra nella storia. Nella prova dei 1000m dello short-track, supera in modo assolutamente incredibile un turno dopo l'altro. Nei quarti arriva terzo dietro ad Apolo Ohno e Marc Gagnon, ma la squalifica di quest'ultimo gli permette di andare avanti. L'australiano vince poi addirittura la semifinale, grazie alle cadute di Kim Dong-Sung, Mathieu Turcotte e Li Jiajun e la squalifica di Satoru Terao. È finale: e già la storia ha dell'incredibile. Ma non è finita. Nell'ultima gara Bradbury parte malissimo, è in ritardo, sembra destinato a chiudere all'ultimo posto. Ma proprio alla curva conclusiva Li Jiajun cade e si trascina sul ghiaccio anche gli altri concorrenti. Per Bradbury è oro olimpico! Il primo oro dell'Australia ai Giochi invernali.

Dopo lo storico trionfo Bradbury affermerà: "Non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara, l'ho vinta dopo un decennio di calvario". Tornato in patria, diventa una vera star, con tanto di francobollo a lui dedicato. Pubblica un libro, di buon successo, intitolato "L'ultimo uomo rimasto in piedi" e soprattutto si fa una carriera come esperto di discorsi motivazionali. Intanto in Australia "doing a Bradbury" è diventata un'espressione piuttoso comune. Significa "vincere in seguito a circostante miracolose". Bradbury: nel dizionario e nei libri di storia dello sport. E non a caso, a quindici anni di distanza, noi siamo ancora qui a parlarne.

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L'incredibile oro di Steven Bradbury (16.02.2002)

RSI Sport 17.02.2017, 18:06

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