EURO 2024 - DALL’INVIATO

Quelle pedine che impediscono alla Torre di tenerci in scacco

Dalla Fernsehturm ci vorrebbe poco per spiare le strategie della Svizzera, ma...

  • 13 giugno, 12:20
  • 13 giugno, 12:20
GAZi-Stadion

Il discusso terreno d'allenamento

  • rsi.ch
Di: Nicola Rezzonico 

Sulle grane legate al manto erboso si è detto (e scritto) tanto. Uno sgradevole imprevisto, mettiamola così. E perciò imponderabile. Tuttavia, già mesi fa - una volta chiuso il “casting campo base” con la nota vittoria di Stoccarda, del Waldhotel e del secolare GAZi-Stadion quale impianto di riferimento - era insorta la prima problematica. Questa sì, prontamente risolta dall’organizzazione rossocrociata. Per buona pace di chi, sull’adiacente Fernsehturm (la Torre della televisione), cercava solamente una spettacolare panoramica a 360°, e ha dovuto (o dovrà) accontentarsi di qualche grado in meno. D’altronde, binocolo al collo, i furbetti, gli spioni - chiamateli come volete - avrebbero avuto vita facile nel farsi passare per semplici turisti.

L’avrete intuito: collocata a soli 200m da quella che è, abitualmente, la casa degli Stuttgarter Kickers (il club in cui Jürgen Klinsmann, Fredi Bobic e Thomas Tuchel iniziarono la propria carriera professionistica), l’imponente costruzione - la più antica al mondo di questo genere - costituisce un punto d’osservazione privilegiato sul rettangolo verde, dove si esibiscono altresì lo Stoccarda II e due società di football americano. Ciò perché l’architetto ed ingegnere Fritz Leonhardt pensò bene di unire l’utile (un trasmettitore in grado di distribuire il segnale TV alla città, per l’appunto) al dilettevole, includendo nel progetto la componente svago: bar più, soprattutto, vista a tutto tondo su Stoccarda e i territori limitrofi, fino alla Foresta Nera e alle Alpi sveve. Dal 1956, quel “missile” che sembra lanciarsi verso il cielo ha dunque attirato milioni e milioni di visitatori, mentre altri arrivano e continueranno a farlo. Anche in questi giorni.

Esatto, niente chiusura. Nemmeno parziale. Neppure quando - là sotto - c’è la Svizzera che si allena a porte chiuse. Ma allora come scongiurare il pericolo spionaggio? Beh, con la strategia concordata a suo tempo dalle varie parti in gioco: per l’intera durata delle sessioni, un’apposita pattuglia si incarica di sorvegliare le “zone a rischio”, quelle dalle quali - per intenderci - è possibile sbirciare cosa accade in campo. Via i telefoni, via i taccuini: non sia mai che un informatore tedesco, scozzese o ungherese passi “per caso” di lì, sotto mentite spoglie. Esageriamo? Forse. Prevenire, però, è sempre meglio che curare.

Legato a Rete Uno Sport 13.06.2024, 07h00

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