EURO 2024 - DAGLI INVIATI

Tra il declino del predecessore e la travolgente ascesa dell’erede

Dall’uno al dieci: voto per voto, ecco il nostro pagellone di fine torneo

  • 15 luglio, 07:30
  • 15 luglio, 10:00
Giorgio Chiellini

Simbolico passaggio di consegne

  • Imago
Di: Omar Gargantini e Nicola Rezzonico 

1/10 - Italia: arrivata in Germania (dove vinse l’ultimo titolo mondiale) da campione in carica, la compagine azzurra si è rivelata la clamorosa delusione del torneo. Mai capace di trovare una propria identità, ha rischiato l’eliminazione già al primo turno, salvandosi solo con il gol di Zaccagni al 98’. E forse sarebbe stato meglio se non avesse segnato, vista la figuraccia agli ottavi…

2/10 - Deutsche Bahn: chi ha avuto la fortuna di esserci nel 2006 fatica a credere che i treni in Germania possano aver subito una simile involuzione. Ritardi come il pane quotidiano, cancellazioni, caos ecc. Al punto che un treno in orario è stato salutato con un “arriviamo puntuali alla stazione di…”.

3/10 - Croazia: la generazione d’oro è ormai al tramonto. E siccome di Perisic, Brozovic e specialmente Modric ne nasce uno ogni tot, è probabile che per qualche anno i biancorossi vadano a sparire dalla geografia del grande calcio. Esibizione malinconica: travolti dalla Spagna, beffati dall’Italia.

4/10 - Ronaldo: le lacrime per il rigore sbagliato con la Slovenia inteneriscono, ma non bastano a far dimenticare un Europeo che è il classico torneo di troppo. CR7 non accetta di invecchiare e allora è quasi patetico - oltre che controproducente per sé e soprattutto per il Portogallo - quell’ostinarsi a voler scendere in campo sempre e a tutti i costi. Peccato.

5/10 - Il gioco di Francia e Inghilterra: Deschamps e Southgate non hanno mai trovato la quadratura del cerchio, presentando due squadre minimaliste. Due squadre in grado di avanzare grazie alla solidità difensiva (nel primo caso) e ai lampi estemporanei dei singoli, a rotazione (nel secondo). I traguardi raggiunti - semifinale rispettivamente finale - non cancellano il disappunto per la povertà del gioco espresso: Mbappé e il “maledetto” Kane (tuttora fermo a zero trofei in carriera) altro non sono che i tristi volti emblematici.

6/10 - I prezzi: la ristorazione offre una vasta gamma di alternative per tutte le tasche; l’albergheria non sempre è inappuntabile. Tirando le somme, la complessiva “sufficienza con riserva” mira a non screditare eccessivamente gli onesti professionisti, non quelli che pretendono 14 euro per una bottiglia d’acqua o 140 per il lavaggio di 10 magliette, 10 mutande e 10 paia di calze. Sei sempre tu, Düsseldorf.

7/10 - Svizzera: vicina come tre anni fa allo storico traguardo della semifinale, bella da vedere, irresistibile contro l’Italia nella partita che per i ticinesi vale più di ogni altra. Resta qualche legittimo rimpianto, ma su tutto resterà appunto il 2-0 di Berlino a scaldare il cuore per l’eternità.

8/10… alla carriera - Kroos: a 34 anni Re Toni aveva una missione ben precisa, quella di chiudere in bellezza inseguendo l’unico titolo illustre non ancora contemplato nel ricchissimo palmarès personale. Partenza mostruosa (101 passaggi riusciti sui 102 tentati al debutto), epilogo amaro, ma con una doppia consapevolezza: la sua Germania ha spaventato la Spagna come nessun’altra, mentre lui si è meritato fino in fondo la fama di “Federer calcistico”, costruita e consolidata nel tempo con l’innata eleganza del campione. Sì, proprio come il suo idolo Roger.

9/10 - Gli U20: tre dei sei più giovani in assoluto ad aver calcato l’erba tedesca (gli altri sono Sauer, Kilicsoy e Yildiz) oscurano una moltitudine di colleghi più esperti. In tutta la sua spensierata freschezza, il trio Yamal-Mainoo-Güler incarna alla perfezione la qualità del nuovo che avanza, del debuttante pronto a scalzare l’over 30 in affanno. Non soltanto i già citati Ronaldo e Modric: anche Neuer, Giroud, Lewandowski e Müller, per dirne alcuni, arrossiscono guardando allo specchio la versione di sé… dei tempi che furono.

10/10 - Spagna: le sgasate dei due motorini sulle ali, il preziosissimo lavoro sporco di Morata, la sapiente gestione del tandem Rodri-Fabian Ruiz in mezzo al campo. Ma pure i guizzi di Dani Olmo (miglior marcatore del torneo sommando reti e assist, unitamente a Yamal) o la costante spinta di Cucurella, tramutatosi in nemico pubblico numero uno per il popolo tedesco. Quando sceglie di accelerare, insomma, la macchina iberica viaggia che è uno spettacolo, rievocando le gesta della Roja pigliatutto 2008-2012. Al maestro De la Fuente il compito di renderla altrettanto vincente: i presupposti anagrafici ci sono, su quelli tecnici è superfluo disquisire.

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Euro 2024, highlights di Spagna-Inghilterra (14.07.2024)

RSI Sport 14.07.2024, 23:15

Legato a Rete Uno Sport 15.07.2024, 07h00

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