Al momento di scrivere la storia, ahinoi, l’inchiostro si è esaurito. Addio Europei, addio prima, storica semifinale assoluta. Dopo tre settimane di sogni, speranze e fantasticherie, il treno rossocrociato ha subito un guasto irreparabile alla stazione di Düsseldorf, incrociandosi con l’Inghilterra. Se contro l’Italia avevamo posto fine a una maledizione lunga 31 anni, quella di 43 che coinvolge i britannici è invece destinata a proseguire: il 6-4 odierno, maturato dopo i rigori, è solo l’ultimo risultato di una serie infruttuosa da tanto, troppo tempo. Peccato, ci avevamo creduto, ma l’annuncio è inesorabile: “Capolinea, siete pregati di scendere”.
Sorprese, subito sorprese nei due 11 iniziali. Da un lato, per la prima volta in 39 partite da CT, Yakin ha confermato l’ultima formazione nel suo intero, rinunciando a Widmer; dall’altro, per la prima volta… dalla finale di Euro 2020, Southgate ha rispolverato la difesa a tre, complice l’assenza per squalifica di Guéhi. Sul campo ecco quindi due 3-4-2-1, due squadre speculari che si sono guardate e studiate con cura, per provare a pungersi a turno. La volontà non è mancata, né a noi né a loro (di certo meno remissivi dell’Italia), gli spunti concreti però sì. Basti pensare che alla pausa, analogamente al risultato, anche il computo dei tiri in porta recitava mestamente 0-0.
Se fin lì, pur coi loro (ormai consolidati) limiti, gli uomini in bianco e in blu si erano fatti preferire sul piano del palleggio, al rientro dagli spogliatoi la manovra elvetica è finalmente salita di tono. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma un paio di tentativi firmati Embolo - di fatto - sono squillati come pericolosi campanelli d’allarme dalle parti di Pickford. Appunto. Estasi, pura estasi quando, al 75’, il numero 7 si è fiondato su un cross di Ndoye per insaccare l’1-0. Peccato soltanto che come domenica scorsa, sull’orlo del baratro, gli inglesi abbiano trovato il guizzo del singolo - in questo caso Saka - per riaffiorare dall’abisso, rinviando ogni tipo di verdetto ai supplementari. E lì Sommer, su una stoccata di Rice, ha dovuto impegnarsi parecchio. E lì l’incrocio, direttamente da corner (che invenzione di Shaqiri!), ci ha beffardamente detto no a un nulla dal 120’. Poi lo spettro dei rigori: le trasformazioni di Palmer, Bellingham, Schär, Saka, Shaqiri, Toney, Amdouni e Alexander-Arnold; l’errore, fatale, di Akanji. E la delusione, quanta delusione, per un finale che tutti si attendevano diverso. Tant’è: a casa ai quarti, ancora, e a 11m dalla storia, ancora. “Schade”, davvero peccato, stavolta non doveva proprio andar così.
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