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Giorgio Orelli legge e commenta il canto VIII dell'Inferno, dove Dante e Virgilio giungono ai piedi di una torre costeggiando la riva dello Stige. Saliti sulla barca di Flegiàs, il traghettatore infernale, Filippo Argenti si rivolge con arroganza a Dante che, dopo un breve scambio di battute ingiuriose, tenta di assalire la barca ma viene ricacciato da Virgilio nel fango dove è straziato dagli altri dannati. È il quinto cerchio, quello in cui iracondi e accidiosi sono costretti rispettivamente a nuotare nelle acque dello Stige azzuffandosi tra loro e a rimanere distesi nel fondale della palude affogando eternamente. La barca approda davanti alla città di Dite, dove uno stuolo di diavoli impediscono a Dante e Virgilio l'ingresso nel basso Inferno. Di fronte al terrore di Dante, Virgilio lo rassicura e gli preannuncia l'arrivo di qualcuno in grado di aiutarli.
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