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Guido Calgari legge e commenta il XIII canto dell'Inferno. Sulla sponda del fiume, dove Dante è stato traghettato con l’aiuto di Nesso, si estende la selva dei suicidi, intricata e fitta oltre ogni immaginazione; qui hanno dimora le Arpie. Da ogni parte si levano voci lamentose, ma è impossibile scorgere qualcuno; per vincere lo smarrimento di Dante, Virgilio lo invita a rompere una fronda di un albero: solo così potrà rendersi conto della prodigiosa pena cui sono sottoposti i suicidi. Dante considera il suicidio ancora peggio della violenza contro gli altri, secondo la logica di San Tommaso D'Aquino. Il ramoscello spezzato si rivela essere il braccio di una persona, è Pier delle Vigne, forse il più potente ministro di Federico II. È lui che spiega a Dante che dopo il giudizio universale loro saranno gli unici a non riunirsi ai loro corpi, che verranno appesi al rispettivo albero.
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