Le commedie della Compagnia dialettale della Svizzera italiana sono state per decenni uno dei filoni maggiormente apprezzati della nostra televisione. Per generazioni di spettatori hanno rappresentato una di quelle indissolubili certezze che ci piace scandiscano l'incedere del nostro tempo. Braccia familiari nelle quali rifugiarsi per ritrovare quella risata pregna di complicità che ti fa sentire a casa.
Fra tanti fortunati titoli fondati sui toni della commedia, nel 1981 vede la luce una produzione televisiva in cui a prevalere sono le modalità del giallo. In "Ma 'l testimoni al dörmiva", scritto a quattro mani da Martha Fraccaroli e Vittorio Barino, trovate comiche ed equivoci amorosi lasciano il posto a una serie di misteriosi delitti.
La regia è dello stesso Barino, una delle menti creative più prolifiche della fiction di allora, il cui eterogeneo percorso teatrale attesta una chiara duttilità di registri. Una versatilità a cui non furono certo immuni le produzioni per la RTSI. Basti pensare al ritratto sociale del Ticino del Novecento sapientemente affrescato ne "La röda la gira", la cui versione da palcoscenico data anch'essa del 1981. Se la Compagnia era avvezza, di tanto in tanto, a certe tinte drammatiche, vederla cimentarsi con la tensione e il mistero di un testo giallo era tanto sorprendente quanto intrigante.
La vicenda ha interamente luogo all'Albergo di Pin bianc. Una struttura “ala bona” gestita dalla Signora Gallina, ruvida come la roccia della Valle di Blenio in cui è ambientata la storia, e dal marito Ettore, più incline ad affidarsi ai doni della vigna che ai decaloghi dell'alberghiera. Due personaggi che hanno i volti e il piglio del duo per eccellenza del teatro di casa nostra, Mariuccia Medici e Quirino Rossi. Sempre severa e irreprensibile lei; irrequieto e borbottante lui.
Quirino Rossi e Mariuccia Medici
La quiete di un normale inverno tra sci e quartín viene interrotta improvvisamente dal distaccarsi di una valanga, che priva la valle di qualsiasi mezzo di comunicazione e costringe un gruppo di turisti a rifugiarsi nell'albergo. Si completa così il parterre di personaggi che animano la vicenda e si creano le condizioni del più tradizionale dei romanzi alla Agatha Christie, con i nostri dieci piccoli indiani costretti a condividere il medesimo luogo, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno.
L'umile rifugio si ritrova quindi brulicante di tutto quel vivace microcosmo dai tratti a noi così familiari della Compagnia dialettale. Personaggi che senza scadere nella macchietta, rappresentano tutti i volti della vita di paese, tra donnaioli, gendarmi, filosofi e seguaci di Bacco. Alla consueta truppa di casa nostra si affiancano per l'occasione due prestigiose presenze d'oltre confine: Antonio Guidi, attore e doppiatore (voce, fra gli altri, del Tenente Colombo), in diverse occasioni di casa alla TSI, che qui interpreta mirabilmente un uomo d'affari milanese dal portafoglio ampio e la lingua biforcuta, e un'inedita Enrica Bonaccorti, nei panni della bella consorte, oggi nota più per le sue conduzioni televisive ma che veniva allora da un intenso percorso di teatro e cinema d'autore.
Con i personaggi costretti a condividere gli angusti spazi dell'albergo di montagna, la tensione inevitabilmente sale. Alcuni misteriosi biglietti minatori instaurano un clima di inquietudine, puntualmente confermato da una serie di omicidi. La Signora Gallina, austera e osservatrice, funge da figura trainante nell'indagine; una Miss Marple in salsa nostrana, al di sopra (forse) di ogni sospetto. Quello che ne consegue è un viaggio a ritroso nel passato di tutti i personaggi in cui, tra vicende che si incrociano e si sforano, tra storie di amanti e di rivalità, ognuno di loro, tipicamente, diventa a turno il principale indiziato. Ed è proprio in questo percorso nelle pieghe più oscure dei loro vissuti che risiede il nucleo di tensione della pièce.
In un interessante alternarsi di parlate e cadenze, il dialetto risulta ancora fortemente connotato come gergo popolare. Così la vedova luganese, interpretata da una straordinaria Annamaria Mion – protagonista di un monologo finale da applausi, apice di una delle prove attoriali più alte della tradizione teatrale di casa nostra – non vi si affida spontaneamente, quasi a voler mantenere una distanza con un contesto del quale non sente di far parte. E nemmeno vi si esprime con costanza il corrucciato medico comasco, che ha il volto di Diego Gaffuri, a sottolineare uno status sociale sopra il volgo, il quale lo alterna alla lingua di Dante perfino con la giovane moglie (Leonia Rezzonico, sua partner di scena in innumerevoli occasioni).
Strutturato in due puntate, "...Ma 'l testimoni al dörmiva" è di fatto uno sceneggiato, più che un lavoro da palcoscenico. Sebbene la natura televisiva permetta uno sviluppo ampio attraverso molteplici scenari (i vari spazi dell'albergo), la parte più intensa rimane però la lunga scena finale con tutti i personaggi insieme nella hall, quasi a sottolineare come non si possa estirpare l'anima profondamente teatrale di attori e autori di questo memorabile giallo.
Ma 'l testimoni al dörmiva (1. parte)
RSI ...Ma 'l testimoni al dörmiva 07.04.1981, 13:46
Ma 'l testimoni al dörmiva (2. parte)
RSI ...Ma 'l testimoni al dörmiva 14.04.1981, 13:46
Titolo: "Ma 'l testimoni al dörmiva"
Di Martha Fraccaroli e Vittorio Barino
Regia: Vittorio Barino
Durata: 160 min.
Primo passaggio TSI: 7 e 14 aprile 1981
Personaggi e interpreti:
Sofia Gallina – Mariuccia Medici
Ettore Gallina – Quirino Rossi
Paride Berluschi – Yor Milano
Rosalba Mesti – Annamaria Mion
Filippo Tersi – Antonio Guidi
Anna – Enrica Bonaccorti
Giovanni Coretti – Diego Gaffuri
Annalisa Coretti – Leonia Rezzonico
Gigetto Rinni – Miro Bizzozero
Alberto – Sergio Filippini
Rinaldo Beretti – Adelio Galetti
Ottavio Lupetti – Nedo Fraccaroli
Lisa – Martha Fraccaroli
Lauretta – Patrizia Maspoli
Vincenzino – Renzo Scali