Il titolo del romanzo di Francesco Piccolo uscito per Einaudi L’animale che mi porto dentro si rifà ad una canzone di franco Battiato L’animale che recita per l’appunto:
ma l’animale che mi proto dentro / non mi fa vivere felice mai / si prende tutto / anche il caffè / mi rende schiavo delle mie passioni....
L’animale che mi porto dentro è, tra le altre cose, il tentativo di un uomo di comprendere che, e perché, in lui convivono due parti in contraddizione l’una con l’altra: una bestiale e l’altra sentimentale, ma è soprattutto la lotta tra queste due parti.
Il protagonista di questo pseudo romanzo di auto fiction narra e sonda - cosa rara se non inedita - il suo essere maschio andando a rovistare nel passato, nelle emozioni, tra le letture, i fumetti e i film che lo hanno fatto crescere: un vero e proprio studio sulla parte maschile più nascosta e forse ad un certo punto anche rifiutata: la parte animale.
Con Francesco Piccolo (scrittore e sceneggiatore, Premio Strega 2014) ci chiediamo quindi se il libro racconti la formazione del maschio facendo interagire il tentativo individuale di analizzare e fare i conti con l’animale che è nel protagonista e il maschio collettivo che tendenzialmente ne ripropone e impone il modello.
Perché c’è qualcosa con cui anche il meno predatorio e maschilista, il più tenero, docile e mite dei maschi, deve fare i conti con la cultura pregressa. In fondo con questo libro Piccolo racconta tra il tragico e il comico la complessità del maschile e il maschile visto come dilemma, come travaglio, con tutti i suoi problemi di accettazione e di inadeguatezza.