Ambiente e consumi

Occhio all'etichetta: dritte per una spesa consapevole

Come destreggiarsi in una giungla di prodotti che vogliono apparire sempre più sani, buoni e sostenibili.

  • 27 giugno 2023, 20:31
Controllare le etichette di ciò che si acquista è una buona abitudine

Controllare le etichette di ciò che si acquista è una buona abitudine

  • IStock
Di: Patrizia Rennis 

Spesso abbiamo fretta e, come consumatori, tendiamo a scegliere dei prodotti piuttosto che altri affidandoci alle prime informazioni in evidenza sulle confezioni. Ma queste informazioni saranno davvero sufficienti e veritiere? Continua la rubrica "inflazione nel piatto" e questa volta vi diamo alcuni importanti consigli per non cadere in alcune "trappole" pubblicitarie e riuscire a fare una spesa più consapevole e attenta.

Quando si gira fra gli scaffali del supermercato lo si nota subito, per allettare i consumatori le confezioni dei prodotti esposti mostrano in bella vista illustrazioni attraenti e frasi d'effetto. È sempre più di moda il trend di usare specifici colori e determinate frasi per dare subito l'impressione che un prodotto sia più sano, più naturale, più sostenibile o che vanti particolari proprietà nutrizionali. Queste strategie di marketing, a volte, possono essere fuorvianti per l'acquirente. Come fare quindi per orientarsi in questa giungla di informazioni?

Di sicuro per sviluppare senso critico e scegliere e consumare degli alimenti in maniera consapevole è meglio non fermarsi al primo impatto che ci dà un prodotto, ma prendersi il tempo di cercare qualche informazione in più.

Le informazioni fondamentali dei prodotti alimentari

Le dichiarazioni sull’etichetta e sulle pubblicità dei generi alimentari fornite dai produttori e dai distributori sono regolamentate proprio con lo scopo di informare e tutelare il consumatore. Secondo l’Ordinanza federale sulle derrate alimentari "chiunque distribuisce alimenti preconfezionati ai consumatori deve garantire che tutte le indicazioni obbligatorie figurino sull’imballaggio."

Le informazioni che si devono trovare sempre sono:

  • La denominazione specifica, che indica di quale tipo di alimento si tratta.

  • L’elenco completo degli ingredienti in ordine decrescente (quindi, il primo è quello presente in percentuale maggiore gli altri ingredienti a seguire) e gli ingredienti che possono causare allergie.

  • La datazione, quindi il termine minimo di conservazione o la data di scadenza (salvo eccezione per alcuni prodotti come il sale, l'aceto, le gomme da masticare,…)

  • Le istruzioni sulla conservazione e sull’impiego dell'alimento.

  • L'indirizzo dell'azienda produttrice e il Paese di produzione.

  • I valori nutrizionali.

Ci sono poi altre informazioni che i produttori di alimenti non sono obbligati a dare ma che possono essere utili al consumatore o al produttore per identificare meglio il prodotto. Nell'industria alimentare esistono delle diciture e delle immagini che vengono usate, spesso in prima linea sulla confezione, proprio per attrarre il consumatore, analizziamone insieme alcune e capiamo meglio a cosa prestare attenzione.

Occhio allo zucchero

Gli zuccheri sono fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo, ma negli ultimi anni la loro presenza è diventata molto diffusa nei prodotti alimentari e nelle bevande che consumiamo, tanto da causare problemi di salute per l'eccessivo consumo. Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) le calorie giornaliere assunte sotto forma di zucchero devono essere al massimo il 10% del totale – meglio ancora il 5%.

zucchero

È bene controllare la presenza di zucchero nei prodotti.

  • ©IStock

Le aziende alimentari si stanno allineando sempre di più alla richiesta di prodotti con il minore possibile contenuto di zucchero e sempre più aziende svizzere stanno aderendo alla Dichiarazione di Milano, un'iniziativa nella quale rivenditori e produttori alimentari sono impegnati a ridurre il contenuto di zucchero nei loro prodotti.

Questa tendenza la si nota facilmente girando al supermercato, dove sempre più prodotti indicano in bella vista la scritta «senza zuccheri aggiunti». Una frase che può far pensare al consumatore che l'alimento non contenga zucchero. Se è vero che nel prodotto non è stato aggiunto nessun tipo di zucchero, non significa che il prodotto non ne contenga. Per esempio, un succo composto al 100% da frutta può essere «senza zuccheri aggiunti», ma saranno chiaramente presenti gli zuccheri naturali della frutta, in questo caso secondo la legge sullʼetichetta deve figurare la dicitura «contiene naturalmente zuccheri» oppure «contiene naturalmente sorte di zuccheri», una specifica – che di solito si trova scritta più in piccolo – che aiuta il consumatore a valutare quell'alimento come effettivamente è, quindi una fonte di zucchero.

Un'altra questione a cui prestare attenzione quando si parla di zuccheri sono gli zuccheri "alternativi", che vengono inseriti nei prodotti al posto del classico saccarosio, perché possono sembrare più sani o naturali, nomi come zucchero di barbabietola, zucchero di canna, zucchero invertito, zucchero grezzo, sciroppo di mais, sciroppo di malto, sciroppo d’acero, miele, fruttosio, nettare di agave, malto d’orzo, melassa, lattosio, glucosio, disaccaridi, maltodestrine, maltosio,… restano comunque una fonte di zucchero.

Quando si vogliono fare delle scelte salutari in campo alimentare si è portati a prediligere le versioni light di alcune pietanze. I cibi light, però, non sono sempre sinonimo di "salute", capita infatti che i produttori di alimenti compensino la carenza di grassi aggiungendo più zuccheri nel prodotto per renderlo più saporito.

Illustrazioni bucoliche e pennellate di verde

Illustrazioni di paesaggi incontaminati o di frutta e verdura freschi, colori che rievocano la natura, come il verde, slogan riferiti al rispetto dell' ambiente e della natura: per far sembrare un alimento più naturale, sostenibile e salutare l’industria alimentare usa questi stratagemmi fortemente evocativi. Capita, però, che un imballaggio che fa pensare a un prodotto naturale, sano e sostenibile non corrisponda poi del tutto alla realtà. «I produttori hanno compreso che le preoccupazioni ambientali stanno assumendo una parte sempre più importante nel determinare le scelte dei consumatori e che questi sono anche disposti a spendere qualcosa di più per avere dei prodotti più sostenibili e sani. Ecco, quindi, che le strategie del marketing si sbizzarriscono orientandosi verso questo tipo di argomenti che fintanto che non siano clamorosamente falsi, sono poco etici ma non illegali.» Ci spiegano i collaboratori dell'ACSI, da sempre in prima linea nella tutela dei consumatori, che regolarmente analizzano delle etichette nelle loro rubriche di approfondimento nella rivista "la borsa della spesa".

verde

Il colore verde è usato sulle confezioni per far pensare alla natura e all'ambiente.

  • ©IStock

Da un sondaggio svolto dall'alleanza delle organizzazioni dei consumatori (Konsumentenschutz, FRC, ACSI) emerge che l'uso del colore verde e di affermazioni “green” sull'imballaggio hanno una certa influenza sulla percezione dei prodotti da parte del consumatore. «Per esempio, il termine “naturale” secondo il 39% dei partecipanti, implica che un alimento non sia iper-lavorato. Il 25% ritiene anche che non contenga residui di pesticidi e che sia sano. Nella realtà, nulla di tutto questo è garantito, in quanto l’uso del termine “naturale” non ha alcun quadro legale.» Precisa l'ACSI. Anche in questo caso, quindi, meglio non fermarsi al primo impatto e controllare sempre tutti i dettagli del prodotto, osservare il tipo di confezione, leggere con attenzione l'etichetta, la lista degli ingredienti, i valori nutrizionali e la provenienza per capire se quanto "promosso" corrisponde al vero.

Marchio bio

L'indicazione bio certifica che l'alimento che stiamo acquistando arriva da una produzione rispettosa della natura e con precisi vincoli sull'uso di pesticidi, è facile pensare che quell'alimento sia quindi sano. In effetti il prodotto bio porta con sé dei vantaggi di salute derivanti dal tipo di coltivazione, ma la sola etichetta bio non garantisce che quel prodotto non sia poi stato arricchito ad esempio con sale, zucchero o grassi durante la sua produzione, anche il marchio bio, quindi, non è per forza indicatore di un'assoluta salubrità.

Provenienza fuorviante: sugo toscano con pomodori francesi?

pomodoro

L'origine degli ingredienti può essere diversa da quanto appare.

  • ©IStock

Ci sono alcuni alimenti che, nell'immaginario comune, se vengono da uno specifico Paese si pensa siano
migliori e più autentici, prendiamo l'esempio di un "sugo toscano" che sfoggia indicazioni visive e scritte che richiamano alla mente l'idea di un prodotto italiano: la sensazione è che si tratti di un prodotto interamente italiano e che per logica anche i pomodori, ingrediente principale del sugo, siano di origine italiana, ma non è sempre così. Gli ingredienti possono provenire anche da altri Paesi ma, in un caso simile, il produttore è tenuto a specificare l'origine dei pomodori nella lista degli ingredienti. Quando un alimento è costituito da più ingredienti, oltre all'indicazione obbligatoria del Paese di produzione, è bene quindi approfondire la provenienza degli ingredienti. La presentazione di un prodotto, il nome, l'uso di illustrazioni e la presentazione globale, infatti, possono trarci in inganno.
Quando ci troviamo a fare la spesa e desideriamo acquistare dei prodotti che siano il più possibile sani e sostenibili ricordiamo che è bene seguire tre le regole fondamentali:

  1. Non accontentarsi delle informazioni presenti sulla parte frontale del prodotto e guardare sempre anche il retro della confezione.

  2. Leggere bene la lista degli ingredienti e la tabella nutrizionale per valutare la presenza di zucchero, sale e grassi.

  3. Quando possibile, prediligere prodotti freschi e non processati.

Fonti

blv.admin.ch
Borsa della spesa ACSI

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