Geronimo

Il linguaggio dei cieli

L’astrologia nel Rinascimento

Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino: Personificazione dell'Astrologia (ca. 1650-1655)
22:00

Il linguaggio dei cieli

Geronimo 30.09.2013, 02:00





L’astrologia può essere rapidamente liquidata come un innocuo gioco di società o una sciocca superstizione, ma per secoli e millenni, prima della rivoluzione scientifica, è stata considerata una solida forma di sapere, in stretto dialogo con la filosofia, la teologia, la politica, la medicina, la musica.
Tra Quattrocento e Cinquecento, quando l’Umanesimo riporta alla luce il pensiero degli antichi, anche l’astrologia conosce una nuova fortuna.
La diffusione di una pestilenza, un terremoto, l’apparizione di una cometa, la nascita di un principe o l’elezione del papa, ogni evento è occasione per scrutare il cielo cercando recondite corrispondenze tra la posizione degli astri e le vicende terrene.
Sviluppando elementi tardomedievali, già presenti per esempio in Tommaso d’Acquino e Dante, il dibattito sul valore dell’astrologia coinvolge i maggiori pensatori del Rinascimento: Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola, Girolamo Cardano, Tommaso Campanella, come spiega Germana Ernst.
La passione per l’astrologia si diffonde tra il popolo e porta al proliferare di almanacchi e libri di ventura, mentre i potenti decorano con temi astrologici le loro dimore, da Palazzo Schifanoia a Ferrara al Tempio malatestiano di Rimini, che visiteremo attraverso il racconto di Marco Bertozzi.

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