Gli amanti dei fiori non avranno di certo scordato la prima serata del Festival di Sanremo del 2023. Blanco alla fine della sua esibizione canora si scatenò in una “performance” che distrusse gli addobbi floreali del palco. Diceva di avere avuto problemi tecnici, di non sentire il “ritorno” in cuffia. La scusa non bastò a placare le ire del pubblico che non mancò di investire l’artista con una salva di fischi e ululati, protestando per il gesto quasi sacrilego. La risposta del pubblico non è sorprendente perché qui, nel Ponente Ligure, i fiori non sono solo la scontata scenografia del festival canoro, ma incarnano profondamente la storia della manifestazione e quella dei luoghi.

Blanco se la prende con gli addobbi florali, durante la prima serata del Festival di Sanremo 2023
Il festival di Sanremo vide la luce nel gennaio 1951, grazie ai fiori. Infatti, i suoi inizi si ispirarono a un’idea di Amilcare Rambaldi, un commerciante di fiori e padre del Club Tenco, che voleva “far cantare i fiori”. La floricoltura a Sanremo è una storia molto più vecchia del Festival e risale alla fine dell’Ottocento. Grazie al clima mediterraneo, alla presenza di un suolo drenante e all’umidità dell’aria mantenuta costante dalla vicinanza del mare, i sanremesi hanno capito subito che la Riviera di Ponente poteva essere un luogo ideale per la coltivazione dei fiori. Inoltre, il clima mite permetteva, allora, anche con il susseguente sviluppo dei mezzi di trasporto, di arrivare per primi sui mercati nazionali e soprattutto su quelli del nord Europa.

La Riviera di Ponente è naturalmente vocata alla coltivazione di fiori
All’inizio del Novecento, ai tempi della Belle Epoque, la coltivazione dei fiori diventa talmente significativa nella regione tanto da determinare dei cambiamenti nella toponomastica: Sanremo diventa la Città dei Fiori e la costa ligure la Riviera dei Fiori. Chi ha già avuto occasione di visitare la regione si è reso conto, poi, di quanto qui la floricoltura abbia impattato sul paesaggio. Infatti, per ricavare superfici adatte alla coltivazione le colline furono terrazzate e in seguito colonizzate con una moltitudine di serre “fredde”.

Panorama di serre sanremesi
All’inizio, la floricoltura sanremese si basava su garofani e fiori di campo da recidere, in verità varietà di fiori che già naturalmente crescevano nella regione. Perciò, si trattava di specie ben adattate dal punto di vista dei suoli e del clima. Poi, negli anni ’70 vi fu il primo grosso cambiamento di indirizzo colturale, ai garofani si sostituirono le rose e altre specie di fiori da recidere. Dopo di che, la continua evoluzione della floricoltura sanremese, vide lo sviluppo della coltivazione del verde ornamentale: il fogliame che si aggiunge a un bouquet per dare volume. Fra i fiori di un mazzo possiamo trovare il Ruscus, che appartiene alla famiglia degli asparagi, l’eucalipto e il mirto, tutti vegetali che si trovano a meraviglia sulle balze delle colline sanremesi.

Ancora oggi la coltivazione di alcune specie di fiori si fa in pieno campo
Grazie all’innovazione continua, la floricoltura sanremese ha saputo stare a galla e contrastare il depauperamento provocato dalla globalizzazione e dall’industrializzazione della coltivazione mondializzata dei fiori. Oggi Sanremo punta in particolare sulla produzione di anemoni e ranuncoli. Specie, appartenenti alla famiglia delle Ranuncolacee che fioriscono in primavera, ancora una volta ben adattate al clima della regione. Ciò che permette una coltivazione a basso impatto energetico e ambientale. Quest’evoluzione del territorio e dell’imprenditoria floricola sanremese la possiamo ritrovare in filigrana nella manifestazione canora. Durante il Festival, i fiori di Sanremo oggi sono rappresentati dai mazzi distribuiti alle artiste e agli artisti. I bouquet sono pezzi unici e se ne fanno anche un centinaio a serata. Sono composti da floral designer specializzati assemblando esclusivamente fiori locali, rappresentati in gran parte proprio da specie della famiglia delle Ranuncolacee. Mentre, sono scomparse dalle scenografie, fattesi più tecnologiche, le grandi composizioni di garofani, strelitzie e rose.

La regina dei fiori
RSI Info 30.05.2021, 18:00
Oggi la floricoltura a Sanremo è molto ridotta rispetto al passato. Tuttavia, ha saputo mantenere sul posto aziende familiari all’avanguardia nel modo dell’ibridazione e della selezione di varietà di fiori commerciali. Aziende leader internazionali nel loro settore specialistico, che collaborano con partner in tutto il mondo per garantire tutta la filiera di produzione di nuove varietà di fiori, dall’ibridazione alla selezione, passando per la moltiplicazione e, infine alla distribuzione.

Sanremo, al via la 75esima edizione del Festival della canzone italiana
Telegiornale 11.02.2025, 20:00
Tutto questo è stato possibile grazie a un faro, e la metafora è d’obbligo tenuto conto che ci troviamo sulle coste del Tirreno. Stiamo parlando di un vero e proprio punto di riferimento scientifico che ha saputo fornire le conoscenze e gli strumenti agli attori locali per rimanere all’avanguardia in questo particolare settore agricolo. Cento anni fa a Sanremo nasceva, infatti, la Stazione Sperimentale per la Floricoltura, fondata dai genitori di Italo Calvino. Oggi, sotto il cappello di CREA Orticoltura e Florovivaismo, è divenuta una delle sedi del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Nel tempo ha sostenuto tutti i cambiamenti intervenuti nella floricoltura sanremese e oggi si proietta nel futuro, sviluppando la coltivazione di cloni in vitro e l’utilizzo di biotecnologie, per migliorare i processi di selezione di nuove varietà. Varietà che dovranno essere selezionate e coltivate contenendo i costi, con il minor impatto ambientale possibile, sopportando i cambiamenti climatici e prevedendo gli umori delle mode e dei flussi commerciali.
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