Qualcuno lo ha definito "il Van Gogh italiano" ma per i curatori della mostra aperta da oggi, martedì, fino all'8 settembre al Museum im Lagerhaus a San Gallo è "il Van Gogh svizzero". Il pittore Antonio Ligabue (1899-1965) passò infatti i primi 20 anni della sua vita di emarginato nella Confederazione, affidato a una serie di internati della Svizzera orientale prima di essere allontanato dal paese 100 anni fa, nel 1919.
Un paese nel quale è poco conosciuto e che non gli aveva mai dedicato un'esposizione prima di questa.
"Straniero da noi, straniero in patria", secondo la co-curatrice Monika Jagfeld, perché giunto a Gualtieri, città di origine del padre adottivo, non riusciva a integrarsi non sapendo una parola di italiano. Gli amori del grande artista erano due: oltre alla pittura, gli animali, che ammirava al circo e che si ritrovano spesso nelle sue opere. Opere che in vita scambiava con cibo e oggetti. I paragoni con i grandi nomi, oltre a Van Gogh anche Rousseau, giunsero infatti solo con la prima mostra nel 1961 a Roma.
RG 18.30 del 02.04.19 - La corrispondenza di Gianluca Olgiati
RSI Info 02.04.2019, 18:12
Contenuto audio