L'isola di Rügen, nel nord della Germania, negli ultimi anni ha assistito con sentimenti contrastanti alla trasformazione in un resort di lusso di quello che il regime hitleriano avrebbe voluto diventasse il Seebad Prora. Affacciato sul Mar Baltico doveva sorgere il più grande albergo del mondo con 10'000 stanze. Una struttura dalle dimensioni tanto imponenti da essere soprannominata: il Colosso di Prora o di Rügen.
Il maxi complesso per le vacanze, progettato nel 1935 dal regime nazista tramite l'organizzazione dei lavoratori Kraft durch Freude, non venne però mai aperto. I lavori iniziati nel 1936 si interruppero per la Seconda Guerra Mondiale, quando la costruzione lunga oltre 4 chilometri era quasi completata.
Al termine del conflitto la zona venne occupata dai russi che fino al 1956 vi mantennero una base. In seguito venne recuperata dalla Repubblica democratica che la utilizzò soprattutto come caserma. Dopo la riunificazione ospitò soldati con altre divise e i rifugiati in fuga dalla guerra nell'ex Jugoslavia, fino al completo abbandono a metà degli anni Novanta. Durò fino al 2001 quando una piccola parte venne trasformata in ostello. Poi nel 2006 lo Stato vendette un quarto dell'intero Colosso all'imprenditore Ulrich Busch. Era convinto delle potenzialità turistiche del luogo e riuscì a chiudere l'affare versando meno di mezzo milione di euro per circa un chilometro di stabili.
Un quarto del Colosso di Prora. Il resto sulla foto non ci sta
Dopo non poche traversie, Ulrich Busch ha dato il via ai lavori di riconversione del Seebad Prora nazista in una meta balneare di prestigio. Ha vinto la sua sfida, ha trovato persone disposte a pagare anche 600'000 euro per un appartamento di 100 metri quadrati e i turisti arrivano.
Ma la trasformazione ancora in atto non ha convinto tutti. A cominciare da molti abitanti del luogo secondo i quali la storia è stata edulcorata. Avrebbero preferito conservare il Colosso come esempio unico di architettura del Terzo Reich. Un pezzo di storia che anche gli uffici tedeschi preposti alla protezione dei beni culturali avrebbero voluto conservare, ma del quale presto di originale resterà poco più del ricordo e dell'imponenza. Solo una piccola parte del complesso è restata in mano pubblica. Accoglie un centro di documentazione su Prora. Il resto è già stato ceduto e i lavori di rinnovo e trasformazione si avviano alla conclusione.