Il giovane regista ticinese Enea Zucchetti sceglie il rapporto tra uomo e architettura per raccontare le difficoltà di integrazione vissute dai migranti contemporanei. L'azzurro del cielo, questo il titolo scelto per il film, si apre con le immagini di un prato immerso nella nebbia, dove si intravede appena la figura di un uomo.
Irrompono poi prepotenti le architetture, che invadono l'intera scena. Sono la fredda cornice al viaggio simbolico di Yaya Camara, originario del Gambia, che cammina davanti agli edifici vuoti alla ricerca di un varco. "Per me il cinema deve cogliere un frammento di realtà. Per questo ho scelto di escludere dalle inquadrature il contesto e di concentrare tutto sulla presenza forte dell'architettura e sulla crescente presenza di Yaya" - spiega Zucchetti - "Volevo rappresentare una società che non è di facile accesso per chi arriva da fuori".
Locarno Film Festival 72
Locarno Festival 12.08.2019, 19:00
RN