"Ognuno di noi deve cercare il suo Polo Sud". Parola dell’esploratore norvegese Erling Kagge, autore del libro "Il Silenzio" pubblicato lo scorso anno da Einaudi e in breve diventato un caso letterario anche in Italia. Erling Kagge, oggi 55enne, è stato il primo uomo a raggiungere i tre luoghi ai limiti della Terra: i due poli e la vetta dell'Everest. Il suo libro però non è un invito a voltare le spalle al mondo, ma a viverlo pienamente per osservarlo e capirlo. Il suo peregrinare nei giorni scorsi l’ha portato al Monte Verità di Ascona per partecipare agli Eventi letterari.
La sua vita è costellata da tali e tante imprese estreme che molti lo considerano Superman.
Non lo sono affatto, penso che ritenermi un superman sarebbe un grande sbaglio. Sono orgoglioso di quello che ho fatto, ma è importante essere consapevoli dei propri limiti. La storia ci insegna che c’è molta gente che si sopravvaluta ed è sempre stato un errore.
È però forse da supereroi non soccombere al logorio della vita moderna. In tempi di spaesamenti, si moltiplicano i manuali di piccole felicità. "Il Silenzio" è un libro acuto, talvolta un po' ingenuo, in ogni caso stimolante.
Penso che il mio libro sul silenzio riguardi il presente, non è un rifiuto della tecnologia o del progresso, non c’entra la nostalgia, è solo un modo di ricordare quanto sia importante conoscere sé stessi, non con grandi discorsi, ma con piccoli esempi. Per questo credo sia un libro che parli di futuro.
Leggere e parlare di silenzio rende evidente quanto sia rumorosa la realtà.
Non penso che il contrario del silenzio sia il rumore. Il contrario del silenzio è ogni tipo di distrazione, come quell’elicottero, le nostre aspettative, il telefonino, il traffico... questo per me è rumore.
Parole di uno che nel 1990, quando il telefonino non c'era ancora, aveva già raggiunto il Polo Nord in 58 giorni a piedi. Unica colonna sonora in quella massa bianca, il boato e i borbottii degli elementi della natura.
A spingermi era la curiosità. Uno nasce esploratore. Quando sei bambino vuoi arrampicarti vuoi scoprire. Poi il Polo Nord era anche una sfida, un’asticella agonistica: vuoi essere il primo ad arrivarci senza assistenza. Era per la natura... per conoscere me stesso. C’erano un sacco di motivazioni.
Tre anni dopo, nel gennaio del 1993, Erling Kagge raggiunge a piedi il Polo Sud.
Camminare solo verso il Polo Sud è sicuramente da incoscienti, è razionalmente difficile da spiegare, è assurdo, ma una volta presa la decisione in modo molto razionale ho studiato l’impresa. Come prepararmi, come riuscirci; ma è vero scalare un 8'000 o andare a piedi al Polo – come molte cose nella vita – è un po' folle.
Oltre 1'300 chilometri percorsi sugli sci. Cinquanta giorni, in totale solitudine. Senza nessun supporto o assistenza radio.
Ogni tanto puoi soffrire un po’ di solitudine perché sei così immerso nella natura, perché il silenzio ti circonda… ma la cosa più importante è il silenzio dentro di te, e il silenzio dentro di te è la possibilità di incontrare te stesso, di conoscerti.
C'è ancora il tempo per raggiungere la vetta dell'Everest, nel 1994, e completare un grande slam delle imprese estreme. Poi, raggiunto l'apice, la vita cambia e Kagge volta pagina.
Sono nato esploratore, e non smetti mai di esserlo. Ti moderi un po'. Abbassi pian piano l’asticella, ma non finisci mai. Io però ho avuto tre figlie e man mano che crescevano ho dovuto essere presente, iniziare a lavorare per mantenerle.
Abbandonate le missioni più straordinarie, Erling Kagge è divenuto editore e poi scrittore. Uno scrittore autore di best seller. Il suo ultimo libro apre orizzonti, non solo a chi vorrebbe chiuder fuori il mondo. Oggi, dopo i luoghi più estremi del pianeta, esplora il silenzio.
Il successo di vendite e di critica è unanime. Tranne che a casa sua.
La mia figlia più piccola, 15 anni, ha letto il libro e l’ha trovato totalmente inutile… Non le è piaciuto affatto, il silenzio per lei è tristezza, è noia… ha visto solo gli aspetti negativi.
Sentire uno che attraversa in solitudine Polo Nord e Sud sostenere che è impresa altrettanto ardua la crescita dei figli rende il superman un po' più vicino.
Per un padre dare consigli sul silenzio è difficile; è meglio dimostrare con l’esempio. La settimana prossima andiamo in montagna insieme, faremo un po’ di sci di fondo, dove non ci sarà campo… perché il silenzio è qualcosa che bisogna sperimentare. È un’occasione di conoscersi meglio, mentre la gente normalmente sceglie il rumore perché è più facile, è più semplice non prendersi cura di sé, rincorrere gli altri, rincorrere i dispositivi elettronici, perché stare di fronte a sé stessi è sempre difficile. Si tratta di cambiare sguardo e a volte è faticoso come scalare un 8’000.
Il silenzio lo ha trovato anche a New York. Ha esplorato la città più verticale del mondo nel 2010 passando dal sottosuolo, attraverso acquedotti, fognature, gallerie del metrò.
Puoi trovare sempre occasioni di silenzio: camminando alla fermata del metrò, salendo le scale dell’ufficio, lavando i piatti o quando cucini. Parlo di un silenzio interiore sempre presente. Certo alcuni periodi della vita sono più complicati di altri, ma quando alcune persone mi dicono che sono troppo occupate per trovare il loro silenzio interiore, beh… penso che abbiano torto.
Di tutte le sue esplorazioni conserva molti ricordi, ma uno non lo lascerà mai. E non è un rumore né un silenzio.
Sicuramente un'immagine. L'orizzonte, i cieli all'orizzonte. In Antartide.
Erling Kagge l’ha vissuto nella sua rude essenza. E laggiù, nel 1993, quando ha raggiunto la sua meta alcuni giorni prima del suo 30esimo compleanno, ha ricavato il convincimento consegnato nelle ultime righe del suo libro: “Si tratta di procedere per sottrazione. Ognuno può trovare il suo Polo Sud”.
Quot/Diem