Moni Ovadia è preoccupato e pessimista: siamo conciati male, dice, senza mezzi termini, durante l'intervista concessa alla RSI a margine della sua presenza a Lugano ospite del Festival Diritti Umani.
Tuttavia, nonostante la sua preoccupazione e il suo pessimismo, continua a cantare e a recitare per denunciare i soprusi e le ingiustizie da qualsiasi parte arrivino. Mercoledì sera ha proposto al Ciani un recital di canti, musiche e storie rom, sinti ed ebraiche, senza confini, affinché ciascuno di noi si assuma le sue responsabilità.
Salomone, detto Moni, Ovadia, nasce in Bulgaria. La famiglia ebraico sefardita si trasferisce a Milano dove Ovadia cresce e muove i primi passi nel mondo dell'arte. La sua opera è quasi interamente volta alla conservazione e alla diffusione dell'antica cultura yiddish e dell'Europa dell'Est. Artista ironico e auto-ironico, uomo di sinistra, si dichiara agnostico e usa l'umorismo come grimaldello per scardinare muri, confini e conformismi.
Francesca Pusek/Quotidiano
Dal Quotidiano:
Moni Ovadia oltre i confini
Il Quotidiano 18.05.2017, 19:00