In vista delle commemorazioni del 90esimo della morte di Lenin, sono parecchie le iniziative per sottolineare l’anniversario. Oltre agli immancabili garofani rossi che martedì saranno deposti a migliaia al mausoleo sulla Piazza Rossa di Mosca e in Piazza Lenin nella sua città natale sul Volga, l’ex Simbirsk che dopo la sua morte prese il suo nome (Ulianov).
Il memoriale della città sul Volga ha pure promosso una serie di iniziative per l'anniversario. Si va dalla proiezione di documentari ad una tavola rotonda sul tema “Lenin artefice della civiltà sovietica. Il dialogo di tre generazioni sulle sorti del patrimonio leniniano”. Verrà pure inaugurata una mostra portata dalla Francia sull'attività del capo bolscevico a Longjumeau, dove nel 1911 aveva fondato una scuola di formazione dei militanti del partito. Simposio comunista sui “90 anni con Lenin e senza di lui” anche a Iekaterinburg, sugli Urali, dove nel 1918 il fondatore dell'Urss fece fucilare l'ultima famiglia imperiale.
I media russi per il momento sono ancora tiepidi sulla commemorazione. Solo l’emittente Ntv ha annunciato per domenica la trasmissione di un “documentario obiettivo” intitolato “Lenin imperatore rosso”. Dubbi sorgono però sull’effettiva obiettività del documentario che forse non potrebbe essere in grado di affrontare anche gli ultimi anni di Lenin, quando, stanco e malato, si ritirò nella dacia di Gorki, a 35 km da Mosca, finendo di fatto “prigioniero” di Stalin e della Ceka, la polizia segreta che egli stesso aveva creato. Quasi due anni vissuti semiparalizzato, resa perfettamente dal regista russo Aleksandr Sokurov in “Taurus” (2001).
Saranno anche passati 90 anni dalla morte di Lenin, ma nella Russia di Vladimir Putin lui è ancora lì, nel cuore di Mosca, mummia sotto vetro nel mausoleo della piazza Rossa. In tutto il paese numerose piazze, vie, scuole, ospedali portano ancora il suo nome e centinaia di sue statue resistono ancora.
ANSA/ATS/Swing