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Pardoshop? “L’abbiamo fatto apposta”

Il direttore artistico Giona Nazzaro difende il poster di Locarno Film Festival 77 firmato dalla celebre Leibovitz - Ma Toscani stronca: “Non la riconosco”

  • 5 giugno, 19:58
  • 5 giugno, 21:14
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Il nuovo poster del Film Festival di Locarno: il pensiero del suo direttore artistico

SEIDISERA 05.06.2024, 18:46

  • Locarno Film Festival/Annie Leibovitz
Di: SDS/QUOT/RSI Info 

Una zampata o una toppata? Gli esperti e l’opinione pubblica (attraverso i social) sono quantomeno divisi sul nuovo poster ufficiale del Film Festival di Locarno. L’opera porta l’indiscussa firma della fotografa newyorkese Annie Leibovitz. Ma anche le critiche sono di un certo peso, come ad esempio riporta un commento apparso sul Tages-Anzeiger. C’è chi dice che lo scatto è brutto, che la foto è brutta, che il poster sembra realizzato, neanche con Photoshop, ma addirittura con Paint.

Critiche che la RSI ha girato al direttore artistico del Locarno Film Festival. “Abbiamo deliberatamente e consapevolmente scelto di sperimentare nuove strade per la realizzazione del manifesto - afferma Giona Nazzaro -. Bisogna anche rendersi conto che c’è un certo dogma del fotorealismo, cioè il digitale esiste, ma per esistere deve essere invisibile. La scelta, che è stata adottata, è quella di dichiarare il digitale come parte integrante delle pratiche espressive contemporanee. Un utile momento di riflessione per ragionare sull’insieme delle complessità dei linguaggi”.

Se questo era l’obiettivo. Il risultato era secondario?

“Senza inoltrarsi nei reami del relativismo, esistono tante opinioni quanti sono gli osservatori. Nell’era di Internet l’opinione negativa è quella che piace di più, perché ritenuta fuori dal coro. Io posso dirle di essere stato raggiunto da numerosi messaggi in cui se ne celebrava la riuscita grafica e la compostezza. Locarno è anche una specie di bersaglio. Francamente io trovo che il poster abbia provocato una riflessione molto interessante. Non è una difesa d’ufficio”.

Stiamo parlando comunque di un’artista tra le più conosciute al mondo. Immagino che per Locarno già questo sia un risultato...

“Non è che non si potesse ipotizzare di comprare il ritratto di un famosissimo attore immortalato dalla signora Leibovitz e farlo nostro. Però non volevamo farlo. È un po’ quanto si criticava Andy Warhol sul finire dei suoi anni, perché faceva sempre le stesse cose, oppure che non sapeva dipingere. I grandi artisti ogni volta che fanno qualcosa di diverso, si ritrovano contro coloro che dicono che non sanno più innovarsi e coloro che invece guardano con interesse allo sviluppo di una poetica e di una pratica estetica”.
                

Sul Tages-Anzeiger si sostiene che Annie Leibovitz già in passato era stata aiutata dalla nuova presidente del film Festival, Maya Hoffmann, che tramite la sua fondazione LUMA aveva comprato delle sue opere. Si lascia intendere che Locarno abbia dato soldi a Leibovitz per aiutarla. È vero, lo avete fatto per aiutarla finanziariamente?

“Questo modo di speculare sul dietro le quinte è un po’ il prodotto di un’epoca. Conta molto di più la polemica, che il dato di fatto effettivamente sotto gli occhi”, taglia corto il direttore artistico.            

Toscani stronca: “Non è la Leibovitz che conosco”

La stroncatura, anch’essa firmata, arriva da un altro celebre fotografo, Oliviero Toscani: “Non è la Leibovitz che conosco e che tutti conosciamo, perché professionalmente è una grande professionista”, dice alla RSI il padre di celebri campagne pubblicitarie.

Il poster del Locarno Film Festival, continua il fotografo, “è qualcosa che tutti potevano fare. Non la riconosco come una sua foto”. Il cielo nuvoloso nell’immagine, tra l’altro, evoca uno degli spauracchi del Festival: “Tutti i fotografi usano i cieli scuri per rendere tutto molto più tragico”. E quindi, perché? “È per accontentare una chiara richiesta politica, tutto qua. Chi ha scritto il testo (Toscani allude al comunicato stampa di presentazione del manifesto, ndr), dice che è la cosa più bella che lei abbia mai visto. Si capisce che ha visto ben poco”.

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Un manifesto discusso

Il Quotidiano 05.06.2024, 19:00

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