Figlia d'arte, attrice, scrittrice, poetessa, ex-tossicomane, persona bipolare, principessa, icona, mito. Troverete facilmente tutte queste definizioni nei coccodrilli che in tutto il mondo stanno commemorando la scomparsa di Carrie Fisher, 60 anni.
I fatti sono noti: un attacco cardiaco pochi giorni fa sul volo Londra-Los Angeles. Dopo prime notizie drammatiche, sembrava essersi ripresa. E invece alla fine la principessa Leia non ce l'ha fatta.
A nulla sono valse le migliaia di hashtag #maytheforcebewithher postate dai fan.
La Forza in quest'ultima battaglia non l'ha potuta aiutare o forse (perché non prestare fede all'immaginario metafisico di Guerre stellari?) potrà aiutarla nel percorso che inizia ora.
La Fisher era figlia di Debbie Reynolds, protagonista di Singing in the rain. Era apparsa in The Blues Brothers di John Landis e in Hannah e le sue sorelle di Woody Allen. Era tante altre cose.
Ma no, non era tante altre cose. Il mondo la piange perché Carrie Fisher era Leia Organa (Leila nella versione italiana). La principessa Leia, un personaggio che nella vita le aveva creato più di un patema psicologico da eccesso di fama.
Portatrice di una delle acconciature più assurde della storia del cinema, ma indimenticabile. La più famosa. Tanto che ai nostri giorni impazzano le istruzioni per le ragazzine che vogliono imitarla.
Una chioma, le due crocchie laterali, che il regista George Lucas confessò essere ispirata a quella delle donne rivoluzionarie messicane di inizio '900.
E la rivoluzione sullo schermo Carrie-Leia la guidò davvero: da sorella di Luke Skywalker, da morosa di Han Solo, contro Darth Vader, suo papà, come in una tragedia greca.
Oggi piangono anche i robot, i suoi migliori amici. Oggi si spengono le spade laser. E tace la galassia.
MZ
RG 28.12.2016: "piangono i robot, si spengono le spade laser, tace la galassia"
RSI Info 28.12.2016, 08:24
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