Cultura e spettacoli

Sguardi: Quella finestra del Grand Hotel

Fabio Fumagalli il decano dei critici ticinesi

  • 28 luglio 2017, 16:58
  • 6 settembre 2023, 05:16
Grand Hotel

Una proiezione al Grand Hotel

Prosegue la serie di testimonianze di alcuni frequentatori di lungo corso del Locarno Festival che si appresta a spegnere 70 candeline. Dal più noto degli ex-direttori, al veterano della critica ticinese, fino ad alcuni festivalieri R(T)SI di ieri e di oggi.

Oggi tocca a Fabio Fumagalli, critico cinematografico, al festival dal 1954.

“E’ con il passare del tempo che mi sono accorto di quanto abbia vissuto in parallelo con il nostro Festival. Forse, il mio rapporto assiduo con il cinema non sarebbe mai esistito senza la fortuna di conoscere quella che è stata l’anima della manifestazione tra il 1953 e il 1965; Vinicio Beretta, una delle tante personalità che il nostro Paese non ha apprezzato quand’era giunto momento. Qualcuno che ha finalmente spalancato il Festival di Locarno al riconoscimento internazionale; riscuotendo in cambio l’ostracismo più meschino da parte del maccartismo locale ancora latente. Il festival si svolgeva ancora nel parco del Grand Hotel e Vinicio aveva a disposizione una postazione meravigliosa: con le finestre degli uffici che davano sul fronte dell’albergo, rivolte verso lo schermo, alle spalle del prato che fungeva da platea. Poco più che adolescente, confesso di ricordare, più che i titoli del film che sfilavano sullo schermo, la straordinaria atmosfera convivale che regnava in quei momenti nel gruppetto degli invitati. L’eccitazione contagiosa del Direttore, appena reduce, magari, da un incontro con l’amico fraterno Luis Bunuel.

Nel 1977, quando iniziai a selezionare pellicole nella Commissione Artistica e discutere di strategie in quella Esecutiva, il Festival si svolgeva ormai in una Piazza destinata a divenire diversamente mitica. Una collaborazione successivamente a stretto contatto con tre Presidenti illuminati, Luciano Giudici, Raimondo Rezzonico e infine Giuseppe Buffi. E altrettanti Direttori: nel 1977 con un Jean-Pierre Brossard che tendiamo a dimenticare, per continuare con i dieci anni di David Streiff e i nove di Marco Müller. Conclusi, nell'edizione quasi emblematica del 2000. Per il ragazzino affacciato alla finestra del Grand Hotel, un lungo cammino: che mai avrebbe immaginato avere la fortuna di percorrere.”

(L'intervista è stata pubblicata originariamente nel numero di luglio/agosto del mensile culturale RSI CULT)

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