Il ritrovamento di Ercolano e Pompei, due dei siti archeologici più importanti del mondo, fu comunicato, studiato e documentato, tra il Settecento e gli inizi del Novecento, attraverso lettere, taccuini acquerellati, incisioni, litografie, disegni, rilievi, matrici, le prime fotografie e le prime cartoline: 300 di questi, affiancati nel percorso espositivo da 23 preziosi reperti, sono esposti da sabato al 6 maggio al m.a.x. museo di Chiasso.
Ercolano e Pompei, visioni di una scoperta al m.a.x. museo
Provengono da una ventina di istituzioni di quattro paesi (Svizzera, Italia, Francia e Stati Uniti) e diversi di essi sono inediti per la prima volta mostrati al pubblico, come l’anello di re Carlo di Borbone, il taccuino con annotazioni del nobiluomo inglese William Gell e la prima raffigurazione cartografica di Pompei ad opera del naturalista-botanico François de Paule Latapie, ma anche il corpus, riunito per la prima volta, di tre piante di Pompei ed Ercolano dell’ingegnere svizzero Karl Jakob Weber.
L'esposizione, intitolata "Visioni di una scoperta", coincide con i 280 anni dal rinvenimento di Ercolano e i 270 di Pompei, investite dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
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CSI 18.00 del 23.02.2018 Il servizio di Roberto Antonini
RSI Info 23.02.2018, 18:07
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