Economia e Finanza

“Rohner se ne deve andare”

Lo chiedono i vertici della fondazione Ethos. Intanto il titolo di Credit Suisse chiude con un rialzo dello 0,23%

  • 7 febbraio 2020, 19:34
  • 22 novembre, 19:59
03:03

RG delle 18.30 del 07.02.20; il servizio di Lucia Mottini

RSI Info 07.02.2020, 19:33

  • "C'è un problema di fiducia con il presidente del CdA della banca"
Di: RG/PSo 

Dopo le dimissioni di stamani, venerdì, del CEO di Credit Suisse Tidjane Thiam, i titoli della banca hanno chiuso in rialzo. Al contrario della tendenza registrata nella prima ora di negoziazioni della giornata, in cui il valore delle azioni ha perso il 3,6%, scendendo a 12,32 franchi, a fine giornata, il titolo della seconda banca elvetica ha chiuso a 12,81 franchi, in progressione dello 0,23% rispetto a giovedì.

Sugli avvicendamenti avvenuti ai vertici di Credit Suisse, RSI ha sentito l’opinione di Vincent Kaufmann, direttore di Ethos, fondazione per lo sviluppo sostenibile con sede a Ginevra, molto attenta ai principi dell'etica e della corretta gestione delle aziende. I vertici di Ethos chiedono pure le dimissioni del presidente del CdA di Credit Suisse Urs Rohner.

Perché ritenevate e ritenete ancora oggi che la partenza di Rohner sia necessaria?

“Abbiamo un problema di fiducia con il presidente del CdA: è dall'assemblea generale del 2017 che raccomandiamo di non rieleggerlo per i molti errori strategici commessi in passato. È presidente dal 2011 e ha sostenuto una banca di investimenti che ha prodotto numerosi problemi. Quando Tidjane Thiam è arrivato, ha dovuto aumentare il capitale due volte per dieci miliardi di ricapitalizzazione in tutto. Avendo sbagliato strategia Urs Rohner avrebbe dovuto andarsene”.

Invece oggi Rohner rimane e Thiam se ne va. Qual è la logica dietro questa scelta fatta all'unanimità, secondo voi?

“Non ho la risposta, perché penso che il consiglio di amministrazione abbia molte altre informazioni rispetto a quelle date agli azionisti. È il ruolo del CdA giudicare il direttore generale. Penso però che non ci sia trasparenza”.

Riguardo alle accuse emerse negli ultimi mesi sui metodi della banca - pedinamenti del responsabile della gestione patrimoniale Iqbal Khan e dell'ex capo del personale Peter Goerke, infiltrazioni di ONG - sono in corso un'inchiesta penale e una della FINMA. Tiam continua a dire di non esserne stato al corrente.

Questi fatti sono sufficienti a giustificarne la partenza?

“Questa è la versione ufficiale, ma non sappiamo se c'è altro, se Tiam ha mentito: noi azionisti non abbiamo le risposte. Questo dimostra che ci sono gravi problemi di gestione dell'impresa e di governance, che è di competenza del Consiglio di amministrazione. Perciò è necessario che cambi anche il presidente”.

Qual è secondo voi il bilancio dei cinque anni dell'era Thiam: com'è cambiato il Crédit Suisse? Oggi è più forte?

“Il Credit Suisse di oggi può sopravvivere. Pensiamo che invece cinque anni fa il signor Thiam abbia preso in mano una banca che era sull'orlo del fallimento. Ora va meglio, perché ci sono meno rischi nella banca di investimento, grazie al grandissimo lavoro compiuto da Tiam. Ma la banca a nostro parere ha accumulato ritardo, ad esempio in materia di investimenti sostenibili”.

Gli succede lo svizzero Thomas Gottstein, che è al Credit Suisse già da venti anni: è una buona scelta secondo voi?

“Il suo bilancio alla testa della filiale svizzera è buono. è una delle divisioni che funziona meglio al Crédit Suisse. Era anche importante scegliere qualcuno che conosca bene la banca per riconquistare la fiducia dei collaboratori e dei clienti. La priorità ora è proprio di riportare la serenità e la stabilità nella banca. A corto termine è proprio quello di cui c'era bisogno. Ma come detto per riguadagnarsi la credibilità occorreranno cambiamenti anche a livello del CdA”.

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