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La Casa Bianca valuta il “licenziamento” di Powell

Nuovi attacchi di Trump al numero uno della FED, il cui mandato è promuovere il massimo impiego e mantenere la stabilità dei prezzi. Le conseguenze? Difficili da prevedere

  • Ieri, 18:53
L'amministrazione Trump sta "studiando le opzioni" per silurare il capo della FED Jerome Powell

L'amministrazione Trump sta "studiando le opzioni" per silurare il capo della FED Jerome Powell

  • Keystone
Di: Afp/sdr 

Donald Trump e la sua amministrazione stanno valutando la possibilità di licenziare il presidente della Federal Reserve statunitense, Jerome Powell, questo almeno secondo quanto ha dichiarato venerdì il principale consigliere economico della Casa Bianca.

“Il presidente e il suo team continueranno a valutare la possibilità di licenziare Jerome Powell”, ha infatti dichiarato Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale, mentre Donald Trump prosegue con i suoi attacchi al capo della FED, ritenuto responsabile del rialzo dei tassi di interesse.

“Non sono contento del suo lavoro, è troppo in ritardo... Se volessi farlo fuori sarebbe fuori molto velocemente”, ha detto in sostanza il presidente statunitense in quello che molti hanno definito un attacco all’indipendenza della banca centrale USA.

Ma quanto sta accadendo è davvero colpa di Powell? “No, per lo meno non in questo momento, ha spiegato al Radiogiornale il giornalista Marzio Minoli, della redazione economica della RSI. Guardiamo le obbligazioni del Tesoro americano a 10 anni, spiega ancora il giornalista. Sono passati da un rendimento del 3,9% al 4,5% in pochi giorni. Quei giorni convulsi dei dazi da imporre a praticamente tutto il mondo e poi al dietrofront di Trump con la pausa di 90 giorni per la loro applicazione. L’aumento di questi rendimenti è importante, perché le obbligazioni a 10 anni sono quelle che fanno da punto di riferimento per poi determinare i tassi di interesse, ad esempio delle ipoteche ma anche dei prestiti per acquistare un’automobile o quanto un’azienda dovrà pagare di interessi per raccogliere capitale. Questo aumento dei tassi e quindi dovuto piuttosto alla grande incertezza innescata dalle politiche economiche attuate da Donald Trump”.

Il mandato della FED è chiaro: promuovere il massimo impiego e mantenere la stabilità dei prezzi. Dunque, chiosa Minoli, l’economia degli Stati Uniti negli ultimi anni è andata piuttosto bene e la disoccupazione è tutto sommato stabile, attorno al 4%. Le preoccupazioni, dunque, arrivano dal fronte dell’inflazione, la quale nel mese di marzo è al 2,4%, quindi ancora sopra l’obiettivo del 2% voluto dalla FED. Ma è un’inflazione che potrebbe rialzare la testa a causa dei dazi minacciati da Trump. Un fatto, quindi, che porta Jerome Powell a essere prudente nel tagliare tassi di interesse nel pieno rispetto del suo mandato. 

Resta il fatto che Trump attacca e minaccia di destituire Jerome Powell da anni. Ma lo può fare? “Cominciamo a dire - conclude Minoli - che il governatore della FED viene nominato dal presidente degli Stati Uniti con l’accordo del Senato. Powell quindi è stato nominato da Trump stesso. Lo può destituire? Dal punto di vista legale la questione è complessa, in quanto non è mai successa una cosa del genere. È prevista una possibilità ma un eventuale licenziamento, chiamiamolo così, del governatore può avvenire solo per manifesta incapacità o cattiva condotta. Qui la questione è politica, non comportamentale. Il tema centrale, comunque, è il fatto che l’indipendenza della FED rischia di essere minata e questa indipendenza è sempre stata un punto molto importante, anche perché la Banca Centrale statunitense è percepita anche come un baluardo di indipendenza dalla politica. Dovesse cedere, la credibilità della Federal Reserve sarebbe seriamente compromessa a livello mondiale, con conseguenze difficili da prevedere e creerebbe un precedente pericoloso anche per le altre banche centrali. La maggior parte delle quali sono indipendenti dal potere politico”.

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