La Federal Reserve (FED) ha deciso oggi, mercoledì, di mantenere invariati i tassi d’interesse negli Stati Uniti. Essi, di conseguenza, continueranno a situarsi in una forchetta compresa fra il 4,25% e il 4,50%.
Ma a fronte di questa decisione, che era ampiamente attesa dagli analisti, spicca una sensibile revisione al ribasso delle stime di crescita del Prodotto interno lordo (PIL) del Paese. Infatti la banca centrale statunitense, nel clima d’incertezza legata all’offensiva sui dazi lanciata dal presidente Trump, si aspetta ora che tale crescita si fermerà quest’anno all’1,7%, contro il 2,1% che veniva ancora previsto lo scorso dicembre. Quanto al 2026, l’aspettativa è ora calata dal 2% all’1,8%.
I nuovi tributi doganali sulle merci in entrata negli USA hanno iniziato a farsi sentire sul versante dei prezzi, rileva Jerome Powell. “L’inflazione ha ricominciato a risalire” e “pensiamo sia in parte dovuto” ai dazi, ha dichiarato il presidente della FED, aggiungendo che la banca centrale potrebbe trovarsi confrontata a ritardi per i suoi sforzi tesi a ridurre il rincaro.
Più in generale, sottolinea Powell, risulta “insolitamente elevato” l’attuale grado di incertezza sulle prospettive economiche.

Guerra dei dazi, Bruxelles risponde a Washington
Telegiornale 12.03.2025, 20:00